Emilia Romagna: ripresa, ma crescita e competitività lontani

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Unioncamere Emilia-Romagna: “Finalmente una crescita di produzione, fatturato ed ordini, ma la ripresa è incerta ed occorre riuscire a programmare strategie ed investimenti di medio e lungo periodo”. Confindustria Emilia-Romagna: “Segnali di risveglio, da valutare con cautela. Nel breve periodo sono urgenti politiche industriali focalizzate sull’aggancio della ripresa. Nel medio-lungo indispensabili azioni strutturali per un forte recupero di competitività”. Carisbo “Riparte il credito, previsto in accelerazione già nei prossimi mesi. Superata la fase di emergenza della recessione economica, le politiche creditizie delle banche confermano l’impegno a sostenere la crescita e lo sviluppo del sistema produttivo”. Nel secondo trimestre del 2010 gli indicatori economici confermano una inversione di tendenza per il sistema produttivo dell’Emilia-Romagna rispetto alla fase recessiva che si è prolungata negli ultimi due anni. Se il confronto rispetto al pesantissimo 2009 appare positivo, tuttavia le prospettive sui tempi di uscita dalla crisi restano incerte, anche se le basi sono state gettate. È quanto emerge dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Carisbo. Rispetto al secondo trimestre del 2009, la produzione è cresciuta in volume del 2,2 per cento, in controtendenza rispetto al trend negativo dell’11,1 per cento riscontrato nei dodici mesi precedenti. Stessa dinamica per il fatturato che è aumentato in valore del 2,6 per cento, a fronte della sostanziale stazionarietà dei prezzi praticati alla clientela (-0,1 per cento). Analogo andamento per gli ordini, che sono apparsi in crescita del 2,3 per cento. La situazione caratterizzata dalle prime variazioni verso una fase di recupero è analoga in tutte le classi dimensionali e nella maggioranza dei settori. Una iniezione di fiducia arriva dalle esportazioni, cresciute nel secondo trimestre 2010 di oltre il 19 per cento (dati ISTAT). Segnali ancora preoccupanti vengono invece dai numeri dell’occupazione. La Cassa integrazione guadagni continua a rimanere su livelli altissimi: diminuisce quella ordinaria, soprattutto perché le imprese avendone già usufruito per la durata massima non vi possono più accedere, mentre aumentano quella straordinaria e quella in deroga. Nel primo semestre 2010 le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni di matrice anticongiunturale dell’industria in senso stretto sono salite n Emilia-Romagna a 14 milioni e 980 mila, rispetto ai circa 13 milioni e 414 mila dei primi sei mesi del 2009. Le ore autorizzate per interventi di carattere straordinario sono ammontate a 34 milioni 746 mila, contro quasi dodici volte in più rispetto all’analogo periodo 2009. I soli interventi in deroga hanno superato i 18 milioni di ore autorizzate, a fronte delle circa 477 mila del primo semestre 2009. Al 30 giugno le unità locali interessate alla Cassa integrazione straordinaria o agli ammortizzatori in deroga erano circa 5.500, quasi 74 mila i lavoratori coinvolti. Secondo i dati ISTAT nel primo semestre del 2010 in Emilia-Romagna l’occupazione è diminuita di 33.445 unità rispetto allo stesso semestre del 2009, pari ad una flessione dell’1,7 per cento. “La ripresa appare ancora timida, legata come è all’evolversi del quadro nazionale ed internazionale e agli ormai cronici ritardi strutturali che riguardano il nostro sistema – dichiara il Presidente di Unioncamere regionale Andrea Zanlari – Il problema dell’Italia parte da lontano, ed è un decennio di mancata crescita. Anche se restano ancora al palo la domanda interna e in particolare i consumi privati, in Emilia-Romagna va meglio: la crescita del prodotto interno lordo dovrebbe attestarsi all’1,7 per cento, aumento trainato dalle esportazioni. E’ un segno di vitalità delle nostre imprese che stanno tentando di cogliere le opportunità offerte dalla ripresa internazionale, anche se nel contempo il contesto nel quale sono chiamate a muoversi fa sì che non si riesca ad uscire da una logica di navigazione a vista, con un’impossibilità nel programmare strategie ed investimenti di medio e lungo periodo. Difficilmente – conclude Zanlari – se non riusciremo a compiere questo salto, che è anche culturale, e ad investire sul futuro, sarà possibile dare vita ad una ripresa apprezzabile e sostenibile nel tempo”. Il credito in Emilia-Romagna mostra i primi segnali di recupero (+1,2% sull’anno precedente), con i prestiti alle famiglie che si portano in rapida ripresa (+7%), mentre i prestiti alle imprese si confermano deboli, ma con segni di recupero (-2,3%, rispetto al -2,9% nel primo quadrimestre). In evidenza i prestiti alle imprese più piccole che mostrano chiari segni di miglioramento (-0,2%) rispetto alle imprese più grandi che restano in calo (-4,7%). Più dinamiche nel credito le province di Ravenna (+4,3%) e Forlì-Cesena (+3%), mentre Bologna è la più debole per le imprese (-6,1%) e tra le più forti nel credito alle famiglie (+8,1%). Le difficoltà del ciclo recessivo hanno indotto anche in Emilia-Romagna un significativo deterioramento della qualità del credito, ma nel 2° trimestre il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti si è ridotto all’1,9% (dal 2,1%). “E’ ragionevole attendersi nei prossimi mesi – dichiara Gregorio De Felice, responsabile Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – un recupero del credito alle imprese dell’Emilia-Romagna. Prevediamo un progressivo recupero per fine anno e una ripresa più evidente nel 2011-12. Superata la fase di emergenza della recessione economica, le politiche creditizie delle banche confermano l’impegno a sostenere la crescita e lo sviluppo del sistema produttivo, in un contesto internazionale estremamente competitivo”. “C’è un maggiore clima di fiducia, che però è condizionato da fattori globali di incertezza – afferma la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Anna Maria Artoni. Le buone performance sono dovute soprattutto alla ripresa dell’export, ma la domanda interna resta debole. Appare ancora lontano il recupero dei livelli pre-crisi e, soprattutto, rimane delicata la situazione occupazionale, specie per quanto riguarda l’ingresso al lavoro dei giovani”. Il 38 per cento degli imprenditori – secondo la rilevazione previsionale semestrale di Confindustria regionale su 760 imprese, che integra l’indagine Unioncamere Emilia-Romagna – si aspetta nella seconda parte del 2010 un aumento della produzione, il 47% prevede stazionarietà e il 15% ha aspettative di riduzione dei livelli produttivi. Il saldo ottimisti-pessimisti è di 22,7 punti, decisamente migliore rispetto al 5,2 di inizio anno. Sono migliori le aspettative delle imprese di medio-grandi dimensioni. Anche le aspettative sulla domanda sono migliorate rispetto all’ultima rilevazione: circa un imprenditore su due si aspetta una stazionarietà degli ordini, sia esteri sia interni, mentre il saldo ottimisti-pessimisti è di 17 punti per quelli totali e di 21 per quelli esteri. Meno ottimistiche le previsioni sui livelli occupazionali: quasi l’80% delle imprese prevede che l’occupazione rimarrà stazionaria, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -1,9. “Nel breve periodo – sottolinea la Presidente Artoni – sono urgenti politiche industriali regionali e nazionali focalizzate sull’aggancio della ripresa, mentre nel medio-lungo termine per evitare scenari di declino sono indispensabili azioni strutturali per un forte recupero di competitività. Oggi le imprese sono chiamate ad un difficile percorso di recupero di competitività per rafforzare le posizioni sui mercati internazionali. Se l’aumento della produzione non sarà accompagnato da una crescita di produttività si verificherà una perdita netta di competitività, che potrebbe portare nel breve periodo ad una ulteriore compressione dei margini e nel lungo periodo ad un indebolimento strutturale della nostra industria”. Circa l’occupazione, è fondamentale il rinnovo dell’accordo Stato-Regioni sulla CIG in deroga, da finalizzare meglio per assicurare continuità ad uno strumento fondamentale per la salvaguardia della coesione sociale. In questa fase di debole ripresa gli interventi di politica industriale assumono particolare rilevanza. “La Regione, malgrado le restrizioni imposte dalla manovra finanziaria – dichiara la Artoni – non potrà far mancare il suo supporto alle imprese, facendo ogni sforzo per dare continuità alle azioni messe in campo in questi anni. Le priorità verso le quali concentrare il massimo impegno a tutti i livelli sono ancora una volta innovazione e internazionalizzazione. La prospettiva di agganciare la ripresa deve coinvolgere tutti i soggetti economici: anche il sistema creditizio è chiamato ad atteggiamenti coerenti, proattivi e funzionali al sostegno dei progetti di crescita delle imprese”.

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