8 marzo all’insegna del lavoro

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Un 8 marzo all’insegna dell’attenzione per il lavoro e al contrasto alle violenza di genere. “L’impegno prioritario dell’assessorato e della Regione sarà concentrato su questi temi”, sottolinea l’assessore regionale alle Pari opportunità Emma Petitti. “Lavoreremo insieme per una migliore qualità sociale”, aggiunge la presidente della Commissione regionale Pari opportunità Roberta Mori. In attuazione della legge quadro per le Pari opportunità (l.r. 6/2014), spiega Petitti, “intendo attivare al più presto il Tavolo regionale delle politiche di genere con le istituzioni e associazioni per costruire insieme il percorso che ci permetta di realizzare un salto di qualità alle politiche in un’ottica di genere nella regione Emilia-Romagna”.
“Nel patto per il lavoro su cui stiamo lavorando con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, i rappresentanti delle istituzioni, del mondo bancario, delle Università e dell’associazionismo – sottolinea l’assessore Petitti – ci sarà un’attenzione particolare al tema dell’occupazione femminile soprattutto delle giovani donne, della parità delle retribuzioni e dell’attenzione alla maternità”.
Sul fronte del contrasto alla violenza di genere, aggiunge Petitti, “nel 2015 la Giunta adotterà una delibera per destinare le risorse al potenziamento dei centri antiviolenza, ampliandone l'offerta o la presenza (15 quelli già attivi in Regione, con 22 sedi). Si tratta di una realtà importante che sosterremo con nuove risorse. Non appena concluso il lavoro delle Conferenze territoriali potremo destinare ai Comuni sede dei centri i 346 mila euro delle precedenti annualità. Sono risorse che si vanno ad aggiungere agli 850 mila euro già liquidati nel 2014 e che saranno seguite da quelle previste dalla legge di stabilità 2015, che ha deciso di rifinanziare il ‘Fondo nazionale per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità al fine dell'assistenza e del sostegno alle donne vittime di violenza’ anche per le annualità dal 2015 al 2017. Ci sono quindi circa 9 milioni di euro all’anno che saranno ripartiti tra le Regioni”.
“L’8 marzo va celebrato tutti i giorni e le politiche di genere vanno riconosciute come elemento di qualità del nostro sistema sociale”, sottolinea la presidente Mori. L’attuazione della legge quadro per la parità n. 6/2014 è compito prioritario di questa legislatura e ci stiamo già lavorando in piena sintonia con la Giunta. Un primo risultato di questa normativa è stato aver raddoppiato il numero di donne elette in Regione ma, oltre il riequilibrio della rappresentanza, realizzeremo le altre misure di incentivo all’imprenditorialità femminile, per sostenere in modi più efficaci i centri antiviolenza e l’associazionismo, per introdurre la medicina di genere nei protocolli sanitari, per affermare la cultura del rispetto e delle differenze a cominciare dai giovanissimi in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale”, conclude Mori.

Il mercato del lavoro femminile in Emilia-Romagna nel 2014
Dopo tre anni di persistente riduzione dei posti di lavoro in Emilia-Romagna, i dati più recenti, resi noti dall’Istat lo scorso 2 marzo, segnalano una inversione, seppur lieve, di tendenza: le persone occupate crescono di 7mila unità nel corso del 2014 (passando da 1.904.000 del 2013 a 1.911.000 del 2014, +0,4%) mentre quelle in cerca di lavoro scendono di mille (da 174.000 a 173.000).
Ma se il tasso di occupazione di chi ha tra 20 e 64 anni (indicatore scelto dalla Strategia Europa 2020) è al 70,7%, quello relativo alle donne in età 20-64 anni è al 63%.
Le giovani sono le più colpite dalla mancanza di opportunità professionali (26,3%).
Accanto agli alti livelli di disoccupazione resta irrisolto tutto il tema delle sperequazioni retributive e di carriera, che si collega strettamente alla necessità che le donne hanno di dover continuare a garantire, per la collettività e le loro famiglie, una doppia presenza nella cura e nel lavoro retribuito, in mancanza di cambiamenti sostanziali nelle dinamiche di genere.

I numeri dell’accoglienza in Regione
Sono 15 i Centri Antiviolenza per le donne in Emilia-Romagna, con 22 sedi totali in tutte le 9 province. Sono 13 quelli che fanno parte del Coordinamento dei centri della Regione. A questi si vanno a sommare le altre strutture di accoglienza.
Nel corso del 2014, 3298 donne si sono rivolte ai 13 centri che compongono oggi il Coordinamento dei centri antiviolenza della regione Emilia-Romagna. Si tratta in larga maggioranza di donne vittime di violenza: in totale 2799, pari al 90%. Una parte di esse – il 17% (505) – continua un percorso iniziato in anni precedenti. Le donne che nel 2014 hanno preso contatto per la prima volta con uno dei centri antiviolenza indicati, a motivo delle violenze subite, sono in totale 2474. Rispetto al 2013, anno in cui 11 centri hanno accolto 2399 donne nuove che subiscono violenza, l’aumento è di lieve entità, pari al 3,1% (74 donne).
Le donne ospitate nelle case rifugio e nelle altre strutture dei centri antiviolenza del coordinamento regionale, nel corso del 2014, sono state 188; i figli/e 203. Rispetto al 2013 si registra un aumento tanto delle donne ospitate che dei figli/e: sono aumentate infatti di 25 unità le prime (pari al 15%), di 16 unità i secondi (pari al 9%).
Rispetto al 2013 si registra un aumento tanto delle donne ospitate che dei figli/e: sono aumentate infatti di 25 unità le prime (pari al 15%), di 16 unità i secondi (pari al 9%). In media, le notti di ospitalità sono 105 per donna o figlio/a.
I 4 centri di trattamento di uomini che usano comportamenti violenti
A Modena è attivo da tre anni il centro “Liberiamoci dalla Violenza (LDV)”, il primo esempio in Italia di struttura pubblica dedicata al trattamento di uomini autori di maltrattamenti. E’ gestito direttamente dall’Azienda Usl di Modena, cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna, ad accesso completamente gratuito. L’obiettivo innovativo della struttura è riuscire a intervenire sui comportamenti degli autori dei maltrattamenti, andando ad affiancare i servizi già esistenti per la primaria protezione delle vittime delle violenze domestiche. Al suo interno lavorano tre psicologi con il coordinamento di una sociologa. Dall’apertura al 31 ottobre 2014 il centro è stato contattato da 423 persone (147 uomini per avere informazioni o per richiedere un appuntamento), 60 donne (che hanno chiesto informazioni per inviare compagni o mariti), 216 persone a vario titolo interessate sull’argomento (professionisti dei servizi, giornalisti, studenti universitari, avvocati, cittadini).
Nel 2014 è stato avviato un centro LDV anche a Parma, a Ferrara e Forlì è attivo il Centro di ascolto per uomini maltrattanti (CAM).
In Italia sono in tutto 15.

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