Uno schiaffo ai porti italiani

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“Il metodo utilizzato – ha sottolineato il presidente di Assoporti, Francesco Nerli, in merito al disegno di legge sui porti presentato dal governo – è davvero singolare: prima si giunge a un testo sostanzialmente condiviso, quello dell’ottava Commissione al Senato e poi ci si ritrova con un testo diverso, un testo confuso che non rafforza affatto il ruolo delle Autorità portuali. Così com’è, la legge non solo non sancisce l’autonomia finanziaria, ma non prevede neppure i necessari finanziamenti per le opere di grande infrastrutturazione di porti e retroporti”.
Marta Vincenzi, sindaco di Genova e delegato alle città portuali dell’ANCI, ha fatto ugualmente sentire il suo dissenso: “E’ un provvedimento inaccettabile, uno schiaffo pesante e inopportuno nei confronti dei Comuni, che vengono esautorati da ogni decisione”.
Luigi Merlo, presidente dell’Autorità portuale di Genova ha dichiarato che “una legge che non contiene l’autonomia dei porti è assolutamente destinata a far morire gli scali italiani”.
La reazione in Italia, insomma, non è stata delle migliori dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl di riforma dell’ordinamento portuale, modificando la legge 84/94. Un testo che arriva dopo quasi nove anni di gestazione, in sede di Commissione parlamentare apposita e con la soppressione del capitolo che consentiva ai porti la possibilità di reinvestire in opere infrastrutturali sui moli una percentuale (si era parlato del 5%) delle risorse raccolte da IVA e accise per conto dell’erario.
Non è sembrato favorevolmente colpito Luigi Grillo, presidente della Commissione Lavori pubblici del Senato, che da anni lavora alla riforma: “Ci sono due cambiamenti non positivi: la soppressione dell’autonomia finanziaria e la modifica dei rapporti tra Autorità portuali e capitanerie, che danno poteri in più alle seconde. Non mi spiego perché un Governo che punta sul federalismo non lo voglia attuare per i porti”. Il ddl deve ora tornare in commissione e seguire l’iter parlamentare. Grillo auspica nelle modifiche, anche se, sull’autonomia, sembra difficile fare un passo indietro. In 23 pagine e 16 articoli, il disegno di legge classifica i porti di rilevanza economica nazionale e internazionale e di rilevanza regionale e interregionale, in base ai traffici, mantenendo inalterato l’attuale numero di Autorità portuali (25). Si cambia anche sulle nomine: il presidente dell’AP è scelto da un confronto tra ministero dei Trasporti e Regione e, in caso di mancato accordo, dal Presidente del Consiglio. Esclusi tutti gli enti che fin qui avevano avuto voce in capitolo sulla nomina.

A slap to the Italian ports

The reaction in Italy has not been the best one after the approval by the Council of Ministers about the bill of reform of the harbour rules, modifying the law 84/94.
“The method used – has emphasized the president of Assoporti, Francesco Nerli – it is really strange”. “It is an unacceptable measure – has been declared by Marta Vincenzi, mayor of Genoa and delegated at the ports cities of the ANCI (the National Association of Italian Municipalities) – a serious and inopportune slap compared with the Municipalities, that come deprived from every decision”. Luigi Merlo, president of the harbour Authority of Genoa has declared :“A law that does not contain the autonomy of ports could cause the crisis of the Italian ports”.
Luigi Grillo president of Senate Committee of Public infrastructures, doesn’t seem to be favourably impressed, it’s for years that he is working at the reform.

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