Infrastrutture si, ma non troppe…

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Potenziare e ammodernare il sistema infrastrutturale per uscire dall’impasse: questa è la chiave di volta del piano dell’esecutivo che nel 2008 ha stanziato diciassette miliardi di euro per investimenti a largo raggio. Un modo per “agganciare” la ripresa economica e far leva su quella che il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, definisce “economia reale”, per distinguere dalla “finanza creativa”. Come sempre in periodo di crisi si parte proprio dalle infrastrutture, un volano per l’economia nazionale in grado di mettere in moto merci e persone come conferma Oliviero Baccelli, vicedirettore del Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo (CERTET) della Bocconi e direttore del Master in Economia e Management dei trasporti, logistica e infrastrutture (MEMIT) nella stessa università.
“I vantaggi di un migliore sistema infrastrutturale sono un evidente fattore di modernizzazione – afferma il professor Baccelli – guardando al traffico delle merci, una efficiente mobilità comporta una riduzione dei tempi di trasporto, un risparmio nei sistemi di magazzino e stoccaggio con un conseguente aumento della liquidità delle imprese. Interventi che aumentano l’affidabilità della consegna delle merci e la qualità delle aziende stesse. Dal punto di vista del movimento delle persone, un sistema di strade, autostrade, porti e linee ferroviarie efficienti e veloci migliora la qualità della vita e così anche la produttività. Le infrastrutture, però, non dovrebbero avere unicamente un valore keynesiano, ossia quello di essere un viatico contro uno stato di crisi e disoccupazione, ma dovrebbero attirare investimenti in maniera continua, per una crescita costante della competitività e dell’attrattività dell’economia nazionale”.
Andiamo nello specifico delle infrastrutture per parlare di porti. Il disegno di legge di metà  aprile del governo prevede una modernizzazione degli scali per lo sviluppo del Paese e dell’economia, ma qualcuno parla di canto del cigno…
“Più che di canto del cigno si dovrebbe parlare di mancata chiarezza. Nel ddl, infatti, non sono indicate né le fonti di finanziamento né le priorità. Un vuoto che diventa ancor più indicativo se legato alla revisione del disegno di legge di proposta parlamentare  ai precedenti interventi normativi delle leggi finanziarie del 2007 e del 2008 che individuavano nell’autonomia finanziaria delle autorità portuali la modalità per razionalizzare le spese e lasciare maggiore libertà nella governance degli scali.
A livello generale Tremonti non sembra molto propenso a fornire maggiori finanziamenti al sistema portuale. Se il ddl, in discussione in Parlamento, non sarà modificato… non ci resterà che fare quello che si può e non quello che si dovrebbe. Una mancanza significativa che influirà sicuramente sulla sopravvivenza del cluster marittimo portuale italiano e che acquista ancor più valenza guardando alla compagine internazionale: un mondo dello shipping sempre più globalizzato dove non ci sono posizioni monopolistiche a priori, dove tutti i mercati possono essere sostituiti.
Come è successo al porto di Marsiglia che nella filiera agro-alimentare è stato sostituito dal porto di Savona nei traffici francesi e svizzeri o come viceversa i tre nud di transhipment del Sud Italia che vedono continuamente erosi i propri traffici a vantaggio di altri porti del Mediterraneo”.
Quando si parla di infrastrutture, il collegamento con il turismo sorge spontaneo. Lei crede che il turismo possa ancora essere l’ancora di salvezza del nostro Paese?
“Sicuramente il turismo è un settore molto forte, sia per le potenzialità artistiche del nostro territorio sia per le sue caratteristiche geografiche. Purtroppo non è equamente distribuito.
Ci sono, infatti, eccellenze nel settore come la regione Trentino Alto Adige, l’Emilia Romagna e il Veneto che riescono a coniugare varietà dell’offerta e servizi. In molti parti d’Italia l’offerta in realtà è ancora l’anno zero. Basta prendere in esame le regioni del Sud che vantano delle enormi potenzialità, tradizioni, cultura, offerta paesaggistica, che rimangono inespresse. Per rendere maggiormente incisivo il concetto: la piccola isola di Malta conta più posti letto in albergo dell’intera Sicilia. Dovremmo chiederci quali sono gli elementi di freno, che purtroppo sono molteplici come un sistema formativo inadeguato o l’incapacità di rispondere alle esigenze di clienti sempre più diverse e sofisticate nei gusti e interessi. Che fare? L’unica soluzione per le regioni “turisticamente arretrate” è guardare alle realtà che hanno fatto del turismo un cavallo di battaglia e, per osmosi, apprendere metodi e tecniche di crescita. Per riuscire a parlare di turismo nazionale, non più solo regionale”.

Infrastructures certainly, but not too many…
"The advantages of a better infrastructural system are an obvious aspect of modernization – Oliviero Baccelli of Milan Bocconi University, declares – thinking to the traffic of the goods, an efficient mobility involves a reduction of the transport time, a saving in the warehouse systems and storage with a consequent increase of the liquidity of enterprises. Actions that increase the reliability of the delivery of goods and the quality of the same companies. The infrastructures, would not have to be only a support against a state of crisis and unemployment, but they would have to attract investments continuously".
The government bill for ports…
“In the bill are not indicated neither the sources of financing neither the priorities. An empty that becomes still more indicative if linked at the review of the bill of parliamentarian proposal to the previous normative actions of the financial laws of the year 2007 and 2008 that characterized in the financial autonomy of the harbour authorities the way in order to reduce the expenditures and leaving greater freedom about the authority of the ports. All that will influence the survival of Italian harbour maritime cluster and have still more importance about the international group: the shipping world more and more widen in which there aren’t monopolistic positions prior and all markets can be replaced”.
Do you believe that tourism can be still the last hope of our Country?
“There are excellences like Trentino Alto Adige, Emilia Romagna and Veneto that join the variety of the offer and services and there are many areas of Italy where the offer is equal to the year zero. It’s enough to examine the southern regions that boast enormous potentialities, traditions, culture, landscaped, but unexpressed. In order to clear the concept: the small island of Malta has more sleeping accommodation than Sicily. Which are the restrains? What can we do? The only one solution is to view all realities that have transformed the tourism in a strength and to learn methods and techniques of development”.

www.unibocconi.it/memit

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