I Comuni bloccano pagamenti per 33 miliardi

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I Comuni capoluogo d\’Italia bloccano oltre 33 miliardi di euro di pagamenti. Tecnicamente, si chiamano residui passivi, nella realtà sono spese già impegnate che però non sono state ancora onorate. Ed è Roma l'amministrazione comunale con la quota maggiore di «arretrati», con un importo, calcolato al 31 dicembre 2009, ultimo dato disponibile, di 6,26 miliardi di euro. Seguono Milano con 3,85 miliardi e Napoli con 3,39.
RESIDUI CORRENTI E IN CONTO CAPITALE
Tra i residui conteggiati dalla Cgia, Confederazione generale italiana dell'artigianato, di Mestre sono compresi quelli correnti, che includono le spese per forniture di beni e servizi come cancelleria, manutenzioni, acquisti per l'ordinaria amministrazione, e quelli in conto capitale, dove figurano gli investimenti in opere pubbliche, vale a dire costruzioni di strade, scuole, parcheggi, impianti sportivi).
«Un danno economico non di poco conto», afferma Giuseppe Bortolussi, leader della Cgia di Mestra «che penalizza soprattutto le piccole imprese e le aziende artigiane le quali, dopo aver eseguito forniture od interventi, devono attendere tempi biblici per ricevere le loro spettanze».
«La causa di questo mancato pagamento», sottolinea il segretario dell'associazione, «va ricercata nelle disposizioni previste dal Patto di stabilità interno, che per ragioni di contenimento della spesa pubblica, non consentono, se non vengono rispettati i vincoli di bilancio imposti dallo Stato, il pagamento di lavori o di forniture ricevute. Il paradosso è che in questa condizione di insolvenza si trovano molte realtà comunali che, pur avendo i soldi, non possono saldare le spettanze, altrimenti non rispetterebbero più i vincoli previsti dal Patto».
I CONTI DEGLI ARRETRATI DI ROMA, NAPOLI E MILANO. A livello territoriale, rileva la Cgia, è il Comune di Roma che ha la quota di spesa non onorata più alta: l' importo, al 31 dicembre 2009 (ultimo dato disponibile), è di 6,26 miliardi di euro. Seguono Milano, 3,85 mld) e Napoli 3,39. Rispetto alla fine del 2008, l'aumento percentuale medio nazionale dei residui passivi è stato del +5,4, con punte massime del +55,6% a Carbonia, del +49% a Roma e del +25,2% a Imperia. In termini procapite, invece, il Comune meno virtuoso è quello di Avellino, con un ammontare complessivo di pagamenti non effettuati pari a 3.754. Segue Carbonia (3.622), Salerno (3.608) e, al quarto posto, Napoli (3.529). «In una fase di grave crisi economica», dichiara Bortolussi, «mettere in pagamento oltre 33 miliardi di euro sarebbe una boccata di ossigeno non indifferente per migliaia e migliaia di piccole imprese. Se in questa elaborazione abbiamo analizzato solo la situazione dei Comuni capoluogo di Provincia, in capo ai Comuni non capoluogo stimiamo vi siano altri 7 miliardi di pagamenti non erogati. Infine, non dimentichiamo che ci sono altri 35/40 mld di euro di crediti che le imprese avanzano dalle Regioni in materia di sanità, sempre a causa dei vincoli previsti dal Patto di stabilità. Per questo è urgente che il Governo intervenga subito e, in sede di approvazione della manovra bis, riveda questa situazione per il bene delle piccole imprese e dei loro occupati».

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