Confindustria: l’Abruzzo supererà la crisi

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Gli imprenditori chiedono di attuare le riforme a «costo zero» per far ripartire la crescita. L'economia abruzzese ristagna. L'ultimo rapporto di Bankitalia fotografa una regione che, nel 2011, sembra profondamente segnata dall'incertezza e stenta a riorganizzarsi. Nell'industria, la domanda e la produzione sono rimaste sostanzialmente stazionarie rispetto alla prima metà dell'anno, mentre la politica degli investimenti continua a segnare il passo. «Emerge un rallentamento della ripresa rispetto al ritmo che le imprese hanno sostenuto nel 2010», rileva il presidente di Confindustria Pescara, Enrico Marramiero, «ma è proprio nei momenti di crisi che bisogna puntare sulle prospettive di crescita utilizzando al meglio gli strumenti dell'innovazione e rafforzando la presenza all'estero, perché l'aumento delle esportazioni offre nuove opportunità e la creazione di posti di lavoro».

E' un modo per vedere il bicchiere mezzo pieno, quello proposto dagli industriali. Un bicchiere che addirittura «tracima» seguendo la visione del presidente degli imprenditori dell'Aquila, Fabio Spinosa Pingue. «Continuo a pensare che la crisi non passa perché questa non è una crisi. Sono i dolori fortissimi che ci stanno portando all'inizio di un nuovo mondo, gravido di straordinarie opportunità. Ma per sperare in un Abruzzo competitivo non bisogna giocare in difesa. Questi sono tempi in cui si rilancia, si osa. E soprattutto si lavora insieme, senza lasciare indietro nessuno».

Quale direzione imprimere in un momento di così chiara difficoltà, che certamente non riguarda soltanto l'Abruzzo?
«Ci appare sempre più indifferibile la necessità di attuare quelle azioni che possono garantire prospettive di crescita», riprende Marramiero, «abbattendo gli ostacoli che le imprese si trovano di fronte nel loro operare quotidiano. Per esempio, rendendo immediatamente fruibili le risorse finanziarie finalmente disponibili e che, dopo il via libera del Cipe, consentono di avviare progetti infrastrutturali e strategici (611 milioni di euro) per rendere competitivo il tessuto imprenditoriale locale sui mercati internazionali».

Per Confindustria, si può e si deve partire dalle cosiddette riforme «a costo zero», come la semplificazione amministrativa, che possono dare slancio all'apparato produttivo e commerciale: dallo sportello unico, per snellire le procedure nella fase di avvio delle attività d'impresa, all'utilizzo delle pratiche on line per il tramite della Pec (posta elettronica certificata). «Il rapporto della Banca d'Italia», afferma Spinosa-Pingue, «dimostra che oggi, ancor più che nel passato, pur restando con i piedi per terra e senza dimenticare la pesantissima eredità regionale, nazionale ed europea, dobbiamo essere necessariamente ottimisti».

Eppure, non mancano le aspettative deluse. «Il terremoto ci sta sfuggendo come opportunità per l'Abruzzo», ammette il presidente di Confindustria L'Aquila, «perché viene considerato, purtroppo, soltanto come ricostruzione. Una "cosa" esclusivamente aquilana. Invece andrebbe visto come una straordinaria occasione per ripensare l'Abruzzo dal punto di vista della mobilità, della logistica e anche sotto il profilo istituzionale. Purtroppo, permangono troppi campanilismi e egoismi». Un altro rischio paventato da Spinosa è quello di «essere virtuosi solo dove ce lo impone la legge, come nel caso del riordino sanitario». Alla luce del rapporto economico della banca centrale, Marramiero lancia una proposta: «Obbligare le imprese che hanno l'ambizione di attingere a fondi pubblici a formarsi e professionalizzarsi con voucer annuali per l'internazionalizzazione. Che rimane sempre la strada obbligata da percorrere, considerata la difficoltà della domanda interna, per assorbire tutta l'offerta regionale».

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