Tracollo Benetton in Molise: tre negozi chiusi, 27 persone a casa

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Dopo quello di Termoli, che ha abbassato le saracinesche alla fine di febbraio dopo oltre quindici anni, capitolano anche i negozi franchising di Campobasso e Isernia col marchio Benetton. La società che gestiva i tre punti vendita ha chiuso i battenti, e adesso si pone il problema dei 27 dipendenti. Un altro tassello alla disoccupazione che investe il Molise, e che coinvolge pesantemente il settore del commercio. Gli ultimi mesi registrano una vera ecatombe di negozi, specie nel settore dell’abbigliamento di fascia media.
Uno dopo l’altro, non hanno retto alla crisi. Malgrado la garanzia del marchio: United Colors Of Benetton. Una della case di moda di tendenza e a prezzi accessibili più gettonate, e non solo in Italia. Un’azienda del made in Italy con una rete di oltre 6.400 negozi in più di 120 Paesi, e un fatturato totale di oltre 2 miliardi di euro. Eppure addio Benetton, almeno in Molise. Tutti e tre i punti vendita di abbigliamento, dislocati rispettivamente a Termoli, Campobasso e Isernia, hanno abbassato la saracinesca. E non è una situazione provvisoria. Di provvisorio, semmai, ci sono gli stipendi dei dipendenti. Ventisette in tutto, di colpo scaraventati nel mare magnum dei nuovi disoccupati, che s’ingrossa a vista d’occhio in una regione dove un lavoro è sempre più una rarità, un diritto da privilegiati.

Il tracollo, dovuto al fatto che la società che gestiva il marchio, la B&B Srl, non ha retto al contraccolpo della crisi economica e delle difficoltà finanziarie, è partito da Termoli. Nella cittadina adriatica alla fine di febbraio l’ultima svendita del negozio, che non ha riaperto sotto lo sguardo incredulo dei cittadini, in modo particolare di quelli più giovani. Saracinesche abbassate dopo oltre 15 anni. Poi anche il negozio di Campobasso ha imboccato la stessa strada. E quindi anche quello di Isernia. Tre in un colpo, nello spazio di poche settimane.

E un serio problema occupazionale, l’ennesimo. Quello dei dipendenti. Che sono 27. E che si trovano nella sfortunata condizione di non poter sfruttare alcun tipo di ammortizzatore sociale. I negozi in franchising, si sa, non sono le importanti fabbriche che possono contare su cospicue iniezioni di denaro pubblico.
«I sindacati che li rappresentano si stanno adoperando per il riconoscimento della cassa integrazione in deroga, ma non ci sono garanzia in proposito» fa sapere il consigliere regionale Pd Danilo Leva, che sulla vicenda commerciale ha presentato una interrogazione.
Il caso, in un contesto segnato da crisi nera e dall’ecatombe del piccolo commercio, sta per finire sull’agenda della Regione Molise. Leva chiede un tavolo tecnico con tutte le parti interessate «al fine di trovare un accordo quanto più possibile soddisfacente per tutti».

Quale? Per il momento nessuna certezza. Leva, alla luce dell’ultima società che chiude i battenti, in ordine di tempo, invoca l’assegnazione della delega regionale al Lavoro ad un soggetto diverso dal governatore Iorio, perché «la tematica necessita di essere affrontata in maniera più costante, puntuale e meno caotica». Intanto, nell’attesa di sviluppi non garantiti, quasi trenta persone sono senza busta paga. Di questi tempi, nel contesto attuale, il massimo della disgrazia.

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