Perché la gente non paga più? Perché le imprese sono strozzate da mancati pagamenti tanto da privati che da enti pubblici? Ma lo sapete che un fallimento su tre è causato dai ritardi nei pagamenti? Non siamo solo noi a dirlo, la cosa è chiara ormai anche alla Commissione europea secondo cui nel 2012 in tutta l\’Unione per questa ragione sono andati in fumo 340 miliardi di euro. Le imprese italiane ed europee corrono un rischio di fallimento sempre maggiore a causa delle fatture non pagate, giacché i ritardi di pagamento continuano a crescere raggiungendo il livello senza precedenti di 340 miliardi di euro, più del doppio del budget totale dell\’Unione europea per il 2012, pari a 147 miliardi di euro. Statistiche recenti hanno stimato che le insolvenze hanno portato alla perdita di 450.000 posti di lavoro e che il 57% delle imprese europee hanno avuto problemi di liquidità a causa dei ritardi di pagamento: un aumento pari al 10% rispetto all\’anno scorso.
Da altre indagini recenti provenienti dall'Indicatore di rischio sui pagamenti in Europa, anno 2012, è emerso che in Italia, il 2,6% del fatturato totale è andato perso a causa dei rimandi di pagamento. Il ritardo medio, calcolato in giorni, nel 2012 ammonta a 31 giorni, per transazioni da impresa a impresa, e a 193 giorni per quelle dagli enti pubblici alle imprese. Nel caso del settore della Sanità, abbiamo punte di ritardo di quasi 800 giorni con le Asl in Calabria, Molise, 660 giorni in Campania, 400 giorni nel Lazio.
Ma ci sono delle novità proprio in campo normativo che riguardano, nello specifico, le pubbliche amministrazioni, che con i loro ritardi cronici detengono il record di questo terribile primato. La svolta per i rapporti tra pubblica amministrazione e aziende private arriva con l’introduzione della norma che fissa a 30 giorni il termine ordinario per saldare le fatture nelle transazioni commerciali tra enti pubblici e aziende private, pena interessi di mora superiori all'8%. Un indirizzo nuovo che si applica a tutti i settori produttivi inclusi i lavori pubblici. Le nuove regole, in attuazione della direttiva europea n.7 del 2011, non hanno effetto retroattivo e si applicano alle transazioni concluse successivamente al primo gennaio 2013. Alla luce di questo è possibile ipotizzare una nuova velocità di flusso finanziario nelle casse delle imprese a tutto vantaggio del ciclo economico generale. In una situazione di sostanziale stretta del credito, significa avere un circolante con tempi drasticamente abbreviati. La pubblica amministrazione spende circa 160-170 miliardi all’anno per l’acquisto di beni, servizi, investimenti fissi: è facile capire come un’anticipazione di 150 giorni su questi tempi per una massa di soldi tale si traduca in un evidente vantaggio subito, una delle possibili scosse per far ripartire l’economia. Ora che la cosa è ufficiale non ci rimane altro che controllare che i dirigenti delle PA eseguano quanto disciplinato, nella speranza che non accada mai più che sia lo Stato il debitore che ti fa fallire.