Decreto cultura e turismo? Un pannicello caldo su una piaga grave e profonda

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“Un pannicello caldo su una piaga grave e profonda”. Così Claudio Albonetti, Presidente di Assoturismo Confesercenti, definisce il decreto cultura e turismo licenziato dal Senato.
“Le difficoltà del turismo sono evidenti da tempo, almeno quanto la mancanza di un’iniziativa importante da parte del Governo, capace di dare una risposta adeguata alle reali necessità per rilanciare il settore. I provvedimenti contenuti nel decreto – sottolinea Albonetti – appaiono di poco conto, tanto dal punto di vista dei contenuti, quanto da quello delle risorse economiche previste. Il credito d’imposta e i provvedimenti per la riqualificazione delle imprese ricettive sono giusti ma tardivi ed insufficienti. E sul lato della promozione turistica dell’Italia, mentre si plaude alla chiusura di Promuovitalia si spera che Enit possa trovare una migliore operatività e soprattutto che possa restare uno strumento a disposizione di tutti i turismi, tutti i territori e tutte le imprese”.

“Continuiamo ad aspettare provvedimenti realmente utili – aggiunge il Presidente di Assoturismo – come ad esempio quello per accompagnare e assistere il passaggio dallo stato di affittuario a quello di proprietario della struttura ricettiva, attraverso strumenti quali sgravi fiscali e credito agevolato. Senza questo passaggio non può esserci riqualificazione, non ci possono essere investimenti e sviluppo. Ma attendiamo anche provvedimenti idonei alla destagionalizzazione, dalla riforma del calendario scolastico e il ripristino dei buoni vacanza. Sempre che – precisa Albonetti – nel frattempo i nostri concessionari di spiaggia non siano costretti ad abbandonare le concessioni demaniali e ai nostri esercenti della somministrazione non sia proibito svolgere le loro attività all’aperto”.

“Insomma – conclude Albonetti – sono ancora molti, troppi, i nodi nemmeno stati sfiorati dal decreto cultura e turismo, che si aggiungono a una fiscalità asfissiante, una burocrazia disarmante e un sistema infrastrutturale in pratica inesistente, soprattutto nelle regioni del Sud. Di fronte a tutto questo, facciamo fatica a essere ottimisti o addirittura soddisfatti”.

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