Inaugurato l’Eremo di Valleremita ristrutturato dalla Regione Marche

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E’ stato inaugurato questa mattina, nel giorno dedicato a San Francesco, l’Eremo di Valleremita ristrutturato dalla Regione Marche. L’appuntamento è l’evento clou delle tre giornate dedicate a “Il turismo religioso nelle Marche: meditazione e pellegrinaggio nei luoghi di fede e spiritualità”. “Questa opera programmata dalla Regione che è proprietaria dell’immobile – ha detto il presidente della Regione Gian Mario Spacca dopo il taglio del nastro inaugurale alla presenza di numerose autorità civili ed ecclesiali – nasce dal desiderio di ricostruire il tessuto sociale e culturale di questo territorio. Il segmento “religioso e spirituale” è già una componente fondamentale del nostro turismo visto che rappresenta il 26% del totale regionale e di questo, l\’81% è costituito da stranieri. Si tratta però di una forma di turismo “mordi e fuggi” che vogliamo organizzare e mettere a sistema. La sfida è passare da una regione plurale che si organizza per sommatoria dei singoli elementi ad una regione che collabora e trova elementi omogenei di integrazione per definire nuove opportunità e nuove offerte. In questa logica di sistema vogliamo valorizzare il turismo per farne un secondo motore di sviluppo accanto alla manifattura. Qui, oggi, siamo nel cuore di questo processo. Da qui San Francesco è entrato per la prima volta nelle Marche. Qui era ospite Gentile da Fabriano che ha dipinto per questo eremo il meraviglioso Polittico che si trova attualmente alla Pinacoteca di Brera. Il monachesimo e il francescanesimo hanno radici profonde in questa regione e la riflessione dei suoi protagonisti è diventata concreta azione con istituti a servizio della collettività come la mezzadria nata con la Carta di Fonte Avellana e i monti di pietà ideati da San Giacomo della Marca. Il recupero di queste importanti identità ed eredità oggi deve darci l\’energia per trovare nuove opportunità per il futuro. L’obiettivo è quello di fare in modo che questi luoghi, con il supporto di modelli organizzativi raffinati e con l\’aiuto degli economisti dell’Istao che hanno realizzato approfondite indagini e progetti, possano diventare elementi di un circuito che crea lavoro e occupazione unendo turismo, cultura, arte, enogastronomia e ambiente. L’idea di fondo è quella di costruire accanto ai cammini lauretani, il cammino francescano e benedettino. Quello di oggi insomma non e un semplice recupero, ma un progetto per ricostruire la nostra comunità”. “Dopo tredici secoli di storia – ha aggiunto Padre Ferdinando Campana Provinciale dei Frati Minori delle Marche dopo aver ripercorso la storia dell’Eremo fin dalle sue origini – Valdisasso può tornare a rigermogliare. La Regione Marche, grazie al suo Presidente, figlio di questa terra, con dei fondi europei, ha ridato vita ad uno dei monumenti più belli e significativi della storia locale e che più di ogni altro ha accompagnato la storia della città di Fabriano e delle Marche, dell’Ordine Francescano e degli Appennini, custodi gelosi di eremi e monasteri, abbazie e chiese rupestri di straordinaria bellezza. L’Eremo di Valdisasso sarà ancora una volta il tesoro più prezioso di un territorio, riuscendo ad allietare e ad unire uomini e donne dello spirito e della cultura, cercatori appassionati delle bellezze della natura e dell’arte, desiderosi di spazi e tempi di verità e di luce, in semplicità ed armonia con la natura e lo spirito”.

Al termine dell’inaugurazione il presidente Spacca ha incontrato un gruppo di blogger internazionali, giornalisti di settore italiani e stranieri e tour operator stranieri coinvolti già da qualche giorno in un press tour allo scopo di far loro conoscere il territorio. Previste molteplici tappe: l’Abbazia di S. Vincenzo al Furlo e la bellissima Riserva naturale; il Monastero delle Clarisse di S. Chiara di Sassoferrato; Fonte Avellana; il Museo delle Arti Monastiche di Serra de’ Conti; il Tempietto di G. Valadier a Genga, Fabriano e Val di Sasso, l’Abbadia di Fiastra, il Santuario della Madonna dell’Ambro a Montefortino, il Monastero di Valledacqua a Acquasanta Terme e Loreto.

SCHEDA TECNICA

L’intervento di restauro e valorizzazione dell’eremo del Sasso di Valleremita nasce da più esigenze, tutte di grande rilevanza sociale e storico culturale e si è reso possibile grazie al connubio di vari soggetti pubblici con il contributo fondamentale della comunità dei Frati Minori che da sempre hanno abitato la struttura e l’hanno resa nei secoli uno dei più importanti centri mondiali della spiritualità francescana. La Regione Marche, proprietaria del convento dal 1994, ha finanziato questo intervento con 3.511.000 euro recuperati attraverso i Fondi Fas 2007-2013. I lavori sono cominciati a febbraio 2012 e in due anni sono stati restaurati e restituiti alla comunità 1.500 mq del complesso originario. Grazie agli scavi sono stati ritrovati dei locali e muri antichi ed una fontana. La Regione Marche ha l’obiettivo di realizzare un centro in grado di poter accogliere molteplici funzioni: incontri; convegni ed iniziative legate alla valorizzazione culturale e turistica del territorio; accoglienza per gruppi interessati alla conoscenza del monumento per la sua valenza storico-artistica-architettonica e quale importante realtà nella vita del francescanesimo in ambito marchigiano. Un modo nuovo di dialogo fra laici e religiosi, aperto e rispettoso delle differenti identità.

IL PROGETTO
In sintesi l’intervento di restauro ha salvaguardato ogni parte originale, ricalca i perimetri e le volumetrie del monumento storico, così come le fondazioni e le foto ci testimoniano. Oltre ad una serie consistente di interventi di carattere strutturale, in merito al miglioramento della resistenza dei manufatti ad eventuali sollecitazioni sismiche, tutti gli aspetti legati alla distribuzione interna e alla dotazione di servizi ed impianti tecnologici sono stati strutturati in base alla nuova destinazione d’uso. Al recupero, restauro e rifunzionalizzazione dei corpi di fabbrica ancora in uso, l’intervento ha quindi aggiunto il ripristino di alcuni degli antichi volumi, in parte in elevato ed in parte interrato, recuperando anche i ruderi murari presenti. La distribuzione planimetrica di questo corpo di fabbrica occupa due lati dell’area, con due piani fuori terra ed uno interrato ed ospiterà la parte conventuale vera e propria con ambienti finalizzati a refettorio, cucine, biblioteca, camere, servizi ecc. ad uso dei frati. A disposizione degli ospiti esterni ci saranno sei camere, una foresteria e una sala convegni con 100 posti a sedere. Una stanza sarà riservata alla Regione Marche per attività di marketing e promozione del territorio.

LA STORIA
Il Convento di Santa Maria di Val di Sasso, un tempo detto “della Romita” o “Romitella”, è situato tra i monti Puro e Rogedano, a 7 km da Fabriano nella frazione di Valleremita. Valdisasso fu, secondo la tradizione, un antico castello feudale che l’ultimo signorotto, Alberto dei Sassi, nel 795 donò alle suore benedettine che vi fecero un monastero in cui dimorarono fino agli inizi del XIV secolo. Santa Maria “de Valle Saxa” o “Vallis Saxi” o “Eremita” fu il più antico monastero femminile in territorio di Fabriano. È probabilmente in occasione del suo primo viaggio nel 1208 nella Marca di Ancona che San Francesco di Assisi, accompagnato da fra Egidio, visita Valdisasso. Alcuni documenti testimoniano le diverse vicende del monastero, numerosi lasciti testamentari a favore delle religiose, una lite con Pasquale Martino da Valleremita che vide le monache perdere la causa. La struttura rimase disabitata. Nel 1405 l’Eremita, con i boschi, i prati e le case annesse, fu venduta al nobile fabrianese Chiavello di Guido di Alberghetto Chiavelli che lo diede in dono a Francesco, detto “dalla libra” e, tramite lui, ai frati che si stavano staccando dall’antico ceppo dell’ordine francescano per costituire la famiglia dei “frati minori della regolare osservanza”. Chiavello, capitano della Repubblica di Venezia, nel suo testamento dispose una rendita di 5 scudi d’oro l’anno per i frati della “Romita”: il benefattore e sua moglie furono sepolti nella chiesa di Valdisasso. Presumibilmente proprio grazie all’opera del Chiavelli fu realizzato il celebre “Polittico della Valle Romita” (1406-1414 ca) di Gentile da Fabriano oggi custodito nella Pinacoteca di Brera. Una nuova soppressione per Valdisasso, si verificò nel 1861, ma i frati ottennero dal governo di poter continuare a risiedere nel convento anche se persero il possesso dei boschi. Nel 1866, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi da parte del nuovo Stato unitario, i frati lasciarono il complesso che fu venduto a privati ed abitato da varie famiglie di contadini lasciato a deperire fino al 1966 quando iniziarono i primi lavori di sistemazione in seguito al rientro di una piccola comunità di frati.

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