Porti: è emergenza nazionale. L’impossibilità di effettuare regolarmente il dragaggio dei fondali, sta provocando l’interramento di oltre la metà dei grandi porti commerciali italiani. Le conseguenze minacciano di essere disastrose sia in termini di occupazione, di ricchezza generata e di gettito per lo stato. Normative sedimentatesi negli anni, vincoli ambientali sovradimensionati, equiparazione dei detriti e delle sabbie sui fondali ai rifiuti nocivi di terra e inserimento di alcuni fra i principali porti nella lista dei siti Sind, interamente da bonificare, hanno provocato lo stallo delle operazioni di dragaggio che in tutti i porti del mondo sono routine. Per i maggiori porti del paese, le conseguenze sono disastrose specie in un momento in cui i traffici marittimi internazionali e non solo nel settore container vedono affermarsi l’utilizzo intensivo di navi di grandissime dimensioni che richiedono acque profonde per entrare e operare in porto. Federazione del mare (rappresentativa di tutto il cluster marittimo) Assoporti (che riunisce le Autorità portuali italiane e quindi il governo della portualità nazionale) e Federagenti (che rappresenta la categoria che in Italia cura gli interessi degli armatori e quindi delle navi di tutto il mondo) hanno deciso di scendere in campo per accendere i riflettori sull’emergenza nazionale porti, prima che sia davvero troppo tardi. In un incontro promosso a Roma, presso la sede della Confcommercio, i vertici delle tre organizzazioni hanno sottoscritto un protocollo di intesa che impegna il governo ad affrontare con provvedimenti di urgenza il problema dei dragaggi mettendo in particolare a punto una normativa uniforme e trasparente che sia valida e applicabile in tutti i porti del paese e che tenga conto degli enormi progressi scientifici nella catalogazione dei detriti, delle sabbie e dei fanghi sui fondali marini; dall’altro una riperimetrazione delle aree Sin, i siti di interesse nazionale, che dovrebbero, sulla base delle misure amministrative in atto, essere integralmente bonificati quando invece esistono soluzioni pratiche di salvaguardia dell’ambiente che consentano ai porti di ospitare le navi.
PROTOCOLLO D’INTESA DRAGAGGI PORTUALI E AREE SIN
Considerato che:
i porti, come riconosciuto anche in recenti atti del governo, sono una componente essenziale per garantire competitività all’intero sistema economico italiano;
esiste una consapevolezza nuova testimoniata dal piano della logistica e dei porti, circa la necessità di rimuovere gli ostacoli, normativi, burocratici e operativi che impediscono un corretto funzionamento dei porti e impedisco agli stessi di rispondere tempestivamente alla domanda del mercato;
indipendentemente dall’iter di riforma, esiste una vera e propria emergenza nazionale rappresentata dall’interramento di importanti scali marittimi del paese e quindi da un innalzamento dei fondali che incide direttamente sull’operatività dei traffici mercantili;
molte navi e non solo quelle giganti dell’ultima generazione non riescono più a entrare nei porti, per evitare il rischio di incagliarsi e arenarsi;
le conseguenze sono già e saranno in modo sempre più penalizzante l’esclusione dei porti italiani dalle principali rotte del traffico marittimo mondiale con perdita di lavoro ma anche di gettito per lo Stato;
e che la causa di quanto sopra è determinata da:
• l’impossibilità, le difficoltà e i vincoli che limitano e talora impediscono il dragaggio sia nella ordinaria amministrazione, sia a maggior ragione per interventi straordinari, diventati indispensabili ad esempio per i porti che operano nel mercato container;
• una normativa sulla gestione del materiale da dragaggio incompleta e disorganica, basata su un approccio meramente cautelativo che prescinde dall’effettiva pericolosità dei sedimenti;
• la definizione di oltre il 50% dei porti nazionali come siti di interesse nazionale (SIN) e in quanto tali considerati (senza riprove scientifiche e verifiche dettagliate) altamente inquinati;
• ciò comporta teoricamente l’obbligo di una bonifica globale con costi insostenibili e comunque mai attuata;
• ciò comporta l’applicazione di normative non coerenti per il riutilizzo dei materiali scavati dai fondali del porto;
Le scriventi associazioni invitano il governo:
1) A proclamare un’emergenza nazionale relativa alla progressiva chiusura dei porti.
2) Varare da subito una normativa uniforme valida per tutti i porti e non condizionabile dalle scelte applicative delle singole amministrazioni locali.
3) Stabilire, sulla base dei monitoraggi e delle verifiche reali effettuate dei materiali sui fondali dei porti inseriti in aree Sin, i criteri al fine di circoscrivere alle aree realmente inquinate i lavori di bonifica e i vincoli che ne derivano.
4) Mettere a punto una mappa delle priorità per gli interventi più urgenti di dragaggio.