L’industria calzaturiera italiana nel primo semestre 2015

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La prima metà del 2015 per il settore calzaturiero è stata caratterizzata da andamenti ancora poco soddisfacenti. Le ombre che avevano connotato negativamente gran parte delle variabili congiunturali nel corso del 2014 si sono allungate sui primi mesi dell’anno in corso, ritardando la ripartenza. Quella ripresa che, sospinta dal crollo del prezzo del petrolio e dalla svalutazione del cambio dell’euro, ha invece cominciato a manifestarsi in altri settori dell’economia nazionale. Le esportazioni continuano a rappresentare la locomotiva del settore e ciò definisce la sua forza, ma anche la sua intrinseca debolezza. Con un mercato interno che ormai da anni fa segnare una contrazione nei consumi, solo le vendite estere possono rappresentare uno sbocco commerciale positivo. E per questo inquieta l'ipotesi di un nuovo rafforzamento dell'Euro.

Nel complesso, dall'indagine di Assocalzaturifici, presentata nel corso di theMicam (1-4 settembre a Fiera Milano) emerge che gli ordini esteri registrano un aumento (+1,2% in volume), pur con andamenti disomogenei tra i mercati. Non parte invece la domanda interna: i consumi delle famiglie indicano flessioni dell'1% in quantità e del 3,2% in spesa rispetto al primo semestre dello scorso anno, con prezzi medi in ribasso del 2,2%. A fine giugno le aziende calzaturiere in Italia sono 4.968 (-1,3%) con 77.119 addetti (in media 15,5 unità per azienda, in aumento dell'1,9%).

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