In un volume i 50 anni di storia di una realtà che ha segnato il biologico italiano. Dal progetto pionieristico di Gino Girolomoni alle sfide della cooperativa che oggi porta il suo nome
Dagli albori del biologico alle sfide più attuali di un settore diventato adulto. Non è solo una monografia d’azienda ma un pezzo importante di storia del biologico italiano il nuovo libro “Girolomoni 1971-2021. Custodi della terra”, dedicato alla cooperativa agricola Gino Girolomoni e ad un progetto pionieristico iniziato oltre 50 anni fa. Edito dalla Fondazione Girolomoni e curato da Cristina Ortolani, con prefazione dell’economista Leonardo Becchetti, il volume racconta un percorso imprenditoriale iniziato nel 1971 con il sogno di Gino Girolomoni: ricreare sulla collina di Montebello ad Isola del Piano (PU) una comunità, disgregata dalla fuga verso i centri industriali, per mezzo di un’agricoltura diversa, fondata su equilibrio con l‘ambiente, rifiuto di concimi chimici e pesticidi, rispetto del lavoro. Quel sogno oggi vive in una realtà da 30 soci, 70 dipendenti e 400 aziende agricole coinvolte in filiera, che esporta pasta biologica, prodotto principe della cooperativa, in 28 paesi nel mondo. E che si pone come nuovo modello di impresa.
“La nostra è un’azienda nata alla rovescia – dice Giovanni Battista Girolomoni, presidente della cooperativa – perché prima del know how c’è stata la ricerca di un senso da trovare per una comunità in abbandono. La risposta, per il gruppo di giovani che iniziò quest’avventura, fu negli incontri, nelle relazioni. Quelle relazioni che resero il Monastero di Montebello, ancora oggi cuore della cooperativa, luogo di confronto tra filosofi, ambientalisti, economisti, teologi e agricoltori. Il saper fare la pasta è qualcosa che è venuto dopo, e che è cresciuto grazie alle tante persone che fanno quest’azienda. Il libro nasce per testimoniare il nostro senso e continuare a dialogare con chi guarda ad un’economia nuova”.
Il progetto Girolomoni si colloca dunque pienamente nel solco di quell’economia civile di cui parla Leonardo Becchetti. Nella prefazione, Becchetti sottolinea che la ricerca di significato propria dell’essere umano non si arresta quando consumiamo e il mercato oggi, accanto a prodotti standardizzati che spesso inseguono il prezzo più basso a scapito di lavoro, ambiente, qualità e salute, presenta anche esperienze diverse, capaci di mettere in moto “un circolo virtuoso, dove creazione di valore economico e valori vanno di pari passo”.
Il libro si apre con la forza visionaria degli inizi: l’avvio del recupero del monastero e delle attività agricole, le iniziative culturali per valorizzare la civiltà contadina e l’agricoltura biologica. E poi le difficoltà: è del 1979 il primo sequestro di pasta integrale; i sequestri proseguiranno fino alla metà degli anni ’90 quando, anche grazie al Regolamento Europeo 2092 del 1991, la pasta integrale e i prodotti dell’agricoltura biologica si diffonderanno sempre di più sulle tavole italiane. L’attività si struttura: nasce il pastificio, si mettono a punto nuove linee di pasta, iniziano le esportazioni. Prende forma quello che può essere descritto come un “ecosistema”: realtà distinte ma integrate che si occupano di agricoltura, cultura, accoglienza, approccio di filiera. La fase più recente racconta la cooperativa guidata dalla nuova generazione; negli ultimi dieci anni raddoppiano fatturato e addetti e soprattutto, con la costruzione del mulino nel 2019, si realizza quello che era il sogno di Gino e che rende unica la realtà Girolomoni: una filiera completa e controllata, che parte dal campo e arriva fino alla tavola, per la produzione di pasta biologica.
Questo racconto è affidato alla penna sapiente di Cristina Ortolani, che ha compiuto un imponente lavoro di ricerca, raccogliendo esperienza di vita, scritti, documenti, interviste e immagini che restituiscono la ricchezza di un’utopia realizzata. Una monografia aziendale sui generis dove, osserva la curatrice, “non mi è stato chiesto di scrivere leader di settore, ma di trasmette la forza di un progetto, senza nascondere le criticità”. Per il volume “Girolomoni 1971-2021. Custodi della terra”, Cristina Ortolani ha ricevuto a fine 2022 dal Premio Omi – Osservatorio monografie d’impresa – una menzione speciale per l’attenzione ad ambiente, comunità e territorio.