Oggi sono passati 45 anni dal rapimento di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, da parte di un comando delle brigate rosse. Era il 16 marzo del 1978, quando alle 9.02 del mattino, via Fani si tinse di sangue: morirono due carabinieri a bordo dell’auto di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci) e tre poliziotti che viaggiavano sull’auto di scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi).
Quella data segnò uno dei momenti più critici e oscuri della storia politica e sociale italiana; sembrò davvero che poteri deviati e propaggini criminali stessero per saldarsi e compromettere la vita democratica dell’Italia. Aldo Moro non era una semplice personalità politica che rappresentava le istituzioni italiane; egli era un simbolo di moderazione, dialogo, ascolto in un momento in cui irrazionalità e instabilità civile sembrava potessero prendere il sopravvento.
Era un uomo dabbene che anche durante la prigionia dimostrò integrità e correttezza istituzionale fuori dal comune.
Era un uomo religioso profondamente pervaso dai valori cristiani; mai parole di odio furono pronunciate dalla sua bocca.
Oggi rimane l’esempio di uno spessore umano e intellettuale praticamente irripetibile.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani in questi giorni ricorderà il valore di Aldo Moro e dei suoi coraggiosi uomini in tutte le scuole italiane; invitiamo pertanto i docenti a ricordarne la figura con i propri studenti raccontando i risvolti storici e sociali correlati ai fatti accaduti nel 1978.
#UnfioreperViaFani
Romano Pesavento