Il dato relativo all’occupazione degli uomini in Italia, ad aprile 2023, ha registrato un calo di 4 mila unità. Questa dato rilevato da Istat non può che essere commentato negativamente. Eppure quello è stato un mese positivo per il mercato del lavoro italiano, grazie al dato relativo all’occupazione femminile, che è cresciuto di 52 mila unità, così da portare il dato complessivo a +48 mila unità rispetto a marzo. Guardando all’aprile del 2022, l’incremento complessivo è di 290 mila unità, con un +1,7%. Si è inoltre ridotto il tasso di disoccupazione, attualmente al 7,8%.
Il motore dell’aumento dell’occupazione in questa prima parte del 2023 è quindi rappresentato dalle donne, con la base annua che vede 217 mila occupate in più (rispetto alle 173 mila unità in più degli uomini).
Ad aprile 2023 il tasso di occupazione femminile ha così raggiunto il 52,3%, con una crescita di 1,4 punti rispetto all’aprile 2022. Certo, c’è ancora tanto da fare, soprattutto pensando al fatto che il tasso di occupazione femminile in Italia resta molto distante dalla media europea.
«Ci sono tanti ottimi motivi per spingere l’occupazione femminile in Italia» spiega Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società internazionale di head hunting specializzata nella selezione di personale qualificato e nello sviluppo di carriera «a partire dai benefici che questa può garantire alla società nel suo complesso. Più donne occupate significa per esempio avere maggiori entrate fiscali e previdenziali» spiega l’head hunter «e va ricordato il fatto che un’altra conseguenza positiva è la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore dei servizi, creando un circolo virtuoso: uno studio di qualche anno fa dell’Università di Torino diceva infatti che per ogni 100 posti assegnati a donne si creano in media 15 nuovi posti nel settore dei servizi. Si tratta di un benefico volano per l’economia».
Ma sono le aziende stesse ad avere importanti vantaggi nell’assumere delle donne, spiega Carola Adami.
«Se è vero che termini come parità di genere e quote rosa hanno finito talvolta per allontanare l’attenzione dai concetti più importanti, è indubbio che ogni azienda può avere importanti vantaggi inserendo un maggior numero di donne al proprio interno, premiando meritocrazia e diversità».
In effetti, il Fondo Monetario Internazionale anni fa aveva calcolato che, per ogni donna che arriva ai livelli superiori del management, una società vede aumentare i propri profitti tra lo 0,08 e lo 0,13%.
«Non si può negare che le donne siano maggiormente portate a primeggiare per quanto riguarda determinate soft skills, come la capacità di ascolto, la scrupolosità, la mediazione e l’intuizione» sottolinea Adami, aggiungendo che « con l’avvento del sistema produttivo 4.0, in cui sono ormai pochissimi i lavori in cui la forza fisica viene vista come caratteristica fondamentale, e con l’aumento della flessibilità in azienda, non ha davvero più alcun senso essere frenati o perfino ostacolati da questo obsoleto problema culturale».