Ondate di calore: nel 2022 in Europa oltre 61mila morti

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Un’analisi epidemiologica pubblicata su Nature Medicine stima che, a causa delle ondate di calore, siano morte in Europa 61.672 persone, la regione mediterranea, in particolare l’Italia, la più colpita e l’incidenza di genere è maggiore del 63% nelle donne

Più di 61.000 persone sono morte a causa del caldo torrido in tutta Europa nell’estate del 2022 e l’Italia è stato il Paese che ha avuto l’incidenza di decessi più alta.

Lo denuncia lo Studio “Heat-related mortality in Europe during the summer of 2022”, coordinato dall’Institut for Global Healt”, condotto dall’Istituto di Salute Globale (ISGlobal) di Barcellona, centro sostenuto dalla Fondazione “la Caixa“, in collaborazione con l’Istituto nazionale francese di sanità (Inserm) e pubblicato su Nature Medicine il 10 luglio 2023.

Lo studio è stato condotto nell’ambito del Progetto EARLY-ADAPT, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca, e finalizzato a studiare come le popolazioni si stanno adattando alle sfide della salute pubblica innescate dai cambiamenti climatici.

Come attestato dallo “State of the Climate in Europe 2022” (ESOTC) che l’Associazione regionale per l’Europa della World Meteorological Organization (WMO-RA6) ) e il Copernicus Climate Change Service (C3S) hanno pubblicato lo scorso giugno, l’estate del 2022 è stata la più calda mai registrata in Europa che ha sperimentato diverse ondate di calore eccezionali durante i mesi estivi, la più grave delle quali si è verificato a metà luglio, con temperature da record in molte località, compreso il Regno Unito dove la temperatura ha superato per la prima volta i 40 °C.

Eurostat pubblica settimanalmente quante persone sono morte in 35 Paesi europei senza riportare la causa, e nell’estate 2022 aveva segnalato un eccesso anomalo di morti nel periodo. Utilizzando i dati di Eurostat i ricercatori hanno analizzato il legame tra temperatura e mortalità umana per valutare i decessi correlati al caldo in tutta Europa durante l’estate del 2022, stimando che i decessi attribuibili alle ondate di calore siano stati 61.672 tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022.

Sulla base dei dati sulla temperatura e sulla mortalità per il periodo 2015-2022 per 823 regioni in 35 paesi europei, la cui popolazione totale rappresenta oltre 543 milioni di persone, i ricercatori hanno stimato i modelli epidemiologici e le previsioni di mortalità attribuibile alla temperatura per ogni regione e settimana del periodo estivo.

I dati mostravano che le temperature sono state più calde della media durante ogni settimana del periodo estivo, con le maggiori anomalie di temperatura registrate durante il periodo più caldo (15 luglio-15 agosto). Questa coincidenza ha amplificato, secondo i ricercatori, la mortalità correlata al caldo, causando 38.881 morti tra l’11 luglio e il 14 agosto. In quel periodo di poco più di un mese si è verificata un’intensa ondata di caldo paneuropeo tra il 18 e il 24 luglio, a cui sono attribuiti un totale di 11.637 morti.

In termini assoluti, il Paese con il maggior numero di decessi attribuibili al calore nell’intera estate 2022 è stata l’Italia, con un totale di 18.010 decessi, seguita da Spagna (11.324) e Germania (8.173).

Se i dati sono ordinati per tasso di mortalità correlato al caldo, il primo paese rimane sempre l’Italia, con 295 morti per milione, seguita da Grecia (280), Spagna (237) e Portogallo (211).
La media europea è stata stimata in 114 morti per milione.

Guardando invece alle sole anomalie di temperatura, il Paese con il valore più elevati è la Francia, con +2,43 °C sopra i valori medi del periodo 1991-2020, seguita da Svizzera (+2,30 °C), Italia (+2,28 °C), Ungheria (+2.13 °C) e Spagna (+2.11 °C).

Lo studio ha incluso un’analisi per età e sesso, mostrando un aumento molto marcato della mortalità nelle fasce di età più anziane, e soprattutto nelle donne. Pertanto, si stima che ci siano stati 4.822 decessi tra gli under 65, 9.226 tra i 65 e i 79 anni e 36.848 tra gli over 79.

In termini di analisi di genere, i dati mostrano che la mortalità attribuibile al caldo è stata del 63% più alta nelle donne rispetto agli uomini, con un totale di 35.406 morti premature (145 morti per milione), rispetto a una stima di 21.667 morti negli uomini (93 morti per milione) milioni). Questa maggiore vulnerabilità delle donne al caldo si osserva nella popolazione nel suo complesso e, soprattutto, in quella con più di 80 anni, dove il tasso di mortalità è superiore del 27% a quello degli uomini. Al contrario, il tasso di mortalità maschile è più alto del 41% in quelli sotto i 65 anni e del 13% in quelli di età compresa tra 65 e 79 anni.

Rischio regionale di morte per ondate di calore di donne e uomini.
Ad oggi, la più alta mortalità estiva in Europa è stata registrata nel 2003, quando sono stati registrati oltre 70.000 decessi in eccesso.

“L’estate del 2003 è stata un fenomeno eccezionalmente raro, anche tenendo conto del riscaldamento antropogenico osservato fino ad allora – ha spiegato Joan Ballester Claramunt, ricercatrice presso l’ISGlobal e autrice principale dello Studio – Questa eccezionalità ha evidenziato la mancanza di piani di prevenzione e la fragilità dei sistemi sanitari per far fronte alle emergenze climatiche, cosa che doveva in una certa misura affrontata negli anni successivi. Viceversa, le temperature registrate nell’estate del 2022 non possono essere considerate eccezionali, nel senso che avrebbero potuto essere previste seguendo le serie di temperature degli anni precedenti, che mostrano come il riscaldamento abbia subito un’accelerazione nell’ultimo decennio“.

“Il fatto che più di 61.600 persone in Europa siano morte per stress da caldo nell’estate del 2022, nonostante, a differenza del 2003, molti paesi disponessero di piani di prevenzione attiva, suggerisce che le strategie di adattamento attualmente disponibili potrebbero essere ancora insufficienti – ha aggiunto Hicham Achebak , ricercatore presso l’ Inserm e l’ISGlobal, co-autore dello Studio – L’accelerazione del riscaldamento osservata negli ultimi dieci anni sottolinea l’ urgente necessità di rivalutare e rafforzare sostanzialmente i piani di prevenzione, prestando particolare attenzione alle differenze tra paesi e regioni europee, nonché ai divari di età e di genere, che attualmente segnano le differenze di vulnerabilità al caldo“.

 

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