Scadeva il 20 settembre 2024 un nuovo pezzo del bando borghi del PNRR
Assurdo e inutile come gli altri due, quello per i 20 borghi da 20 milioni di euro l’uno, in ciascuna regione, e quello “lotteria”, con quattromila Comuni candidati e solo 294 finanziati. Ora arriva il terzo round, che scade oggi. Quello per le imprese.
Con 188 milioni di euro di fondi PNRR che sono stati previsti solo per i 294 finanziati in precedenza per gli interventi realizzati dal pubblico. Solo in questi “fortunati”, il PNRR sostiene la nascita di nuove imprese. Le domande dovevano essere presentate entro oggi. “Lo trovo incostituzionale – evidenzia Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – Solo 294 fortunati potranno avere gli incentivi economici per nuove imprese. E tutti gli altri? A bocca asciutto.
È una ennesima assurdità di questa telenovela, che Uncem ha sempre contrastato. Siamo stati gli unici e lo abbiamo ribadito a Sangiuliano dopo averlo detto mille volte a Franceschini. Il nuovo Ministro non ha voluto stoppare le assurdità montate e così i Comuni beneficiari delle linee A e B sono in un tracollo finanziario per gestire tutta questa roba. Poi la linea C per le imprese, incostituzionale”.
Il bando che scade oggi rende finanziabili – scrive Invitalia – “le iniziative imprenditoriali, per un valore massimo di 150mila euro, che siano eco-compatibili (basso impatto ambientale, efficienza energetica, riciclo di prodotti, ecc.) e che possano aumentare l’attrattività dei piccoli Borghi offrendo servizi e prodotti sia per la popolazione locale che per i visitatori. Le agevolazioni consistono in un contributo a fondo perduto, per un importo massimo pari a 75mila euro, nella misura massima del 90% dei programmi di spesa ammissibili, elevabile al 100% per imprese da costituirsi o con una prevalente titolarità di giovani e/o donne.
La misura si rivolge a soggetti già costituiti o da costituire nelle forme di ditte individuali, micro, piccole e medie imprese, enti del terzo settore, organizzazioni profit e non profit e persone fisiche che intendano realizzare attività culturali, creative, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali, che valorizzino i prodotti, i saperi e le tecniche del territorio”.
“Le proposte non sono mal fatte – prosegue Bussone – ma è la ratio del bando che non funziona. Ovvero pensare che siano solo 294 i fortunati, pure guardati male dai vicini che restano a bocca asciutta. Nei bandi c’è sempre chi prende e chi resta fuori. Ma qui le cerchie vengono montate a monte, in fase di candidatura, escludendo 4000 potenziali Comuni dove creare impresa e favorendone solo 294. Sperequazioni nelle sperequazioni. Disuguaglianze. Per noi, tutta questa roba e incostituzionale”.