ASviS Rapporto Territori: aumentano le disuguaglianze tra Regioni

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Il Rapporto Territori 2023 dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) evidenzia le cattive performance di quasi tutte le Regioni rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e un aumento delle disuguaglianze territoriali, su cui occorre intervenire con urgenza per ridurre i danni dovuti al cambiamento climatico, rivedere in profondità la politica di coesione e dare coerenza agli interventi per le città, le aree interne e la montagna, utilizzando l’Agenda 2030 come quadro di riferimento comune per tutte le politiche pubbliche

Tra il 2010 e il 2022 le Regioni italiane non hanno fatto registrare significativi passi in avanti rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Occorre intervenire con urgenza per ridurre i danni dovuti al cambiamento climatico, rivedere in profondità la politica di coesione e dare coerenza agli interventi per le città, le aree interne e la montagna, utilizzando l’Agenda 2030 come quadro di riferimento comune per tutte le politiche pubbliche.

È la constatazione che emerge dal Rapporto 2023 “I territori e gli obiettivi di sviluppo sostenibile” dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), giunto alla IV edizione e presentato il 13 dicembre 2023 a Roma presso il Consiglio Nazionale del lavoro (CNEL), che, attraverso indicatori statistici elementari e compositi, raccoglie e analizza il posizionamento di regioni, province, città metropolitane, aree urbane e comuni rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, ed integra il Rapporto annuale 2023, pubblicato il 19 ottobre scorso.

“Con il Rapporto Territori 2023 l’ASviS illustra cosa è successo in Regioni e Province autonome, Province e Città Metropolitane nella prima metà del percorso trascorso dalla firma dell’Agenda 2030 nel 2015 e indica cosa dovrebbe succedere per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile riducendo le gravi disuguaglianze territoriali esistenti – ha dichiarato il co-Presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini – In base alla dichiarazione politica approvata al Summit dell’Onu del 18-19 settembre dedicato allo stato dell’Agenda 2030, il Governo italiano deve predisporre urgentemente un ‘Piano nazionale di accelerazione’ in grado di migliorare decisamente i risultati, molto insoddisfacenti, conseguiti finora dall’Italia, anche per contrastare l’aumento delle disuguaglianze territoriali che il Rapporto evidenzia. Per questo, l’ASviS propone di definire il Piano entro marzo 2024, in modo da poter influenzare la predisposizione del prossimo Documento di Economia e Finanza. Su questi argomenti portiamo oggi all’attenzione delle forze politiche numerose proposte”.

Insieme all’analisi quantitativa e qualitativa dei diversi Obiettivi dell’Agenda 2030, il Rapporto affronta diverse questioni da cui dipende la possibilità di migliorare significativamente la sostenibilità dei territori italiani dal punto di vista economico, sociale e ambientale, colmare le fortissime disuguaglianze che li caratterizzano e affrontare i numerosi rischi che insistono su persone e imprese, tra cui quelli sismici, vulcanici, idrogeologici, siccità e desertificazione, incendi e ondate di calore, incidenti in impianti industriali. Ad esempio, sono oltre 621mila le frane censite sul territorio italiano, il 66% di quelle complessivamente rilevate in Europa, mentre gli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante sono 970, molti dei quali si trovano in zone sismiche e di fragilità idrogeologica.

“L’attenzione ai rischi naturali e antropici deve diventare centrale nel disegno delle politiche e l’allocazione degli investimenti, a ogni livello, dando coerenza alle decisioni prese su scala nazionale e a quelle degli enti territoriali – ha affermato il Direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini – La politica di coesione va reimpostata con l’obiettivo di ridurre drasticamente i divari del Mezzogiorno e raggiungere chiari traguardi al 2030, utilizzando l’Agenda 2030 come riferimento comune. La scelta del Governo di unificare la programmazione del PNRR e quella dei fondi europei e nazionali del ciclo 2021-2027 va nella giusta direzione ma deve assumere in modo esplicito, come quadro di riferimento, le Strategie nazionale e regionali per lo sviluppo sostenibile elaborate in questi anni dalle Regioni, anche con l’assistenza dell’ASviS, e superare i suoi tre limiti atavici e ben noti: la mancanza di complementarità con le politiche ordinarie, la polverizzazione degli interventi e la cattiva qualità delle strutture di governo nazionali e regionali”.

Il Rapporto dedica particolare attenzione anche alle Strategie per lo sviluppo urbano sostenibile, inserite nei Programmi regionali delle politiche di coesione, e agli altri programmi dedicati alle città, finanziati complessivamente con più di 8 miliardi di euro nel periodo 2021-2027. Si tratta di un’occasione unica per integrare tutti i finanziamenti (PNRR, politiche ordinarie) attraverso l’elaborazione di una Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, di cui quella del MiMS del 2022 costituisce un primo esempio. A tal fine, va finalmente attivato il Comitato interministeriale per le politiche urbane (CIPU) ricostituito nel 2021 e finalizzato a rappresentare la dimensione urbana della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.

“Le analisi e le proposte che l’ASviS porta oggi all’attenzione del Paese confermano il persistente malfunzionamento dei tanti piani di intervento adottati per colmare le distanze tra i territori, un prerequisito per affermare uno sviluppo equo e sostenibile dell’Italia – ha sottolineato la co-Presidente dell’ASviS, Marcella Mallen – Invitiamo il Governo ad attuare subito la nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS), approvata a settembre, che si pone l’obiettivo di migliorare la coerenza delle politiche, sia a livello nazionale, sia tra quest’ultimo e quello territoriale, attraverso un modello di governance multilivello. Un modello alla cui realizzazione l’ASviS contribuisce, insieme alle reti della società civile, mettendo a disposizione anche la propria esperienza, maturata anche nell’assistenza fornita in questi anni a diverse Regioni e Città Metropolitane, tra cui Emilia-Romagna, Lombardia, Valle d’Aosta, Veneto e Bologna”.

Per l’ASviS, senza un deciso cambiamento delle politiche, molti degli Obiettivi dell’Agenda 2030 non saranno raggiunti, come mostra il confronto, per 24 obiettivi quantitativi, tra i risultati dell’Italia e quelli delle singole Regioni e Province autonome.
In estrema sintesi:
– tra quelli a carattere sociale, 14 Regioni e Province autonome hanno la possibilità di ridurre sotto il 9% la dispersione scolastica e 15 di fornire servizi per l’infanzia per il 33% degli aventi diritto. Di contro, in 12 territori la quota di laureati sta diminuendo, allontanandosi dall’obiettivo del 50% di laureati (in età 30-34 anni);
– per quelli a carattere ambientale, il 25% di SAU destinata a coltivazioni biologiche è raggiungibile da 11 territori su 21. Tra gli obiettivi con forti criticità, si segnalano l’efficienza idrica, la riduzione del 20% dell’energia consumata e l’azzeramento del consumo di suolo, per i quali in circa due terzi dei territori la situazione sta peggiorando, fermo restando che nessuna Regione o Provincia autonoma sembra avere la possibilità di raggiungerli entro il 2030;
– per quelli a orientamento economico, la copertura della rete Gigabit per tutte le famiglie appare raggiungibile da 18 territori. Al contrario, una situazione critica per la riduzione di rifiuti urbani: in 15 territori, infatti, tale produzione sta aumentando e in nessuna area si registrano miglioramenti significativi;
– per i temi a carattere istituzionale, si segnala che, nonostante l’obiettivo di ridurre del 40% la durata dei procedimenti civili, in 12 territori su 21 essa sta aumentando, il che rende irraggiungibile l’obiettivo.

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