Green economy, le Marche in prima linea

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C’è un futuro che si impone attraverso i numeri, che non sono solo quelli che sembrano “lo scioglilingua” dell’Europa del 2020, soprattutto quando si nomina la strategia del 20, 20, 20 (indicando con essa il +20% di risparmio energetico, il +20% di ricorso alle fonti rinnovabili e il -20% di emissioni CO2 da raggiungere in tutti i territori dell’Unione), ma sono anche quelli dei tanti studi che sottolineano le “mosse vincenti” della green economy, i posti di lavoro, le professioni alle quali far spazio e le opportunità di salvaguardia del nostro territorio e delle sue risorse. La strategia europea è fondamentale, così come lo sono gli impegni per il clima presi dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, deciso a far arrivare il suo Paese a una riduzione di emissioni del 17% entro il 2020, del 30% entro il 2025 e del 42% entro il 2030. E la Cina non sta a guardare: è già stata dichiarata una disponibilità a ridurre emissioni del 45% entro il 2020. Sono segnali di impegno importanti se si pensa che Stati Uniti e Cina, da soli, contribuiscono per il 40% alle emissioni climalteranti del pianeta. E c’è di più, perché la Cina vuole fare della riduzione di emissioni una nuova forma di crescita economica e lo fa anche dichiarando pubblicamente la propria disponibilità per due ordini di motivi: la valutazione delle enormi opportunità che si aprono con la green economy e la preoccupazione delle conseguenze dei processi di desertificazione e delle alluvioni in crescita nel Paese. D’altronde e nonostante tutto la Cina è oggi leader mondiale nella produzione di moduli fotovoltaici. E nel 2012 dovrebbe arrivare ad avere 100 mila auto elettriche vendute e circolanti. Ma a scanso di equivoci è anche bene dire che per green economy si intende non soltanto il settore dell’energia da fonti rinnovabili, ma tutte quelle azioni, in settori trasversali della produttività del nostro Paese e non solo dell’Italia, che portano a un’economia a misura d’uomo che non dimentica le questioni ambientali, pur scommettendo sull’innovazione, sulla ricerca e sulla conoscenza. E’ proprio su questa green economy che l’Italia può dire la sua e farlo con tutti i titoli, nel momento in cui il Belpaese è tutto un mosaico di storia, bellezze naturali, artistiche e architettoniche, trionfo del made in Italy e del ben fatto, della creatività umana e della qualità del territorio, delle peculiarità del “piccolo è bello” e della genialità del design… In questo quadro di caratteristiche si inserisce anche la Regione Marche che ha puntato sulla green economy per il suo sviluppo e che vuole arrivare al 2020 con “numeri” ancora più virtuosi di quelli della strategia europea. Per fare ciò ha tutte le carte in regola, con il presidente Gian Mario Spacca che si è riservato la delega e la possibilità di operare in prima persona sulle scelte e sulle decisioni in merito e con una strategia per la quale si stanno convogliando finanziamenti e bandi sul settore che trasversalmente incide sia sul pubblico, sia sul privato. Anche al di là del solo discorso energetico sul cui comparto un recente studio del Censis ha evidenziato tutto il valore di oltre 230 miliardi di euro, con 118 mila addetti e 16 miliardi di euro di investimenti sul territorio italiano, ma soprattutto ha puntato l’attenzione sulla tecnologia avanzatissima messa in campo, sull’articolazione di un mix energetico nel quale il peso del petrolio continua a scendere (41,4%) a favore del gas (36,3%), delle fonti rinnovabili (8,9%), dei combustibili solidi (8,8%), con importazioni nette di energia elettrica in discesa al 4,6%. Ma il Censis, al di là della qualità delle proprie indicazioni, ha puntato l’attenzione su due fattori importanti: le procedure autorizzative farraginose e le forti conflittualità che si sviluppano localmente per nuove infrastrutture. Due elementi da sempre sotto gli occhi di tutti che però scatenano una conseguenza non così evidente, ma fondamentale: il blocco degli investimenti nel settore con relativo impoverimento tecnologico e di competenze. Proprio come è successo fin qui a causa della carenza di adeguate politiche energetiche a medio – lungo termine, capaci di guardare al futuro.

Green economy, the Marches in front line
There is a future that is prevailed through the numbers, there are also those coming from many studies that emphasize the “winning actions” of the green economy, employment, the opportunities to safeguard our territory and the resources. The European strategy is fundamental, such as the engagements about the climate taken by the President of the United States, Barack Obama, who want to reduce the emissions of 17% within 2020, 30% within 2025 and 42% within 2030. Also China, is ready to reduce the emission of 40% and is consciousness that with green economy there will be great chances for the country, but is also worried about the consequences of the desertification more and more increasing. China in now leader at the world level in the production of photovoltaic models. When we talk about green economy we refers not only the sector of energies produced by renewable sources, but all actions that transform the economy at man level, and considers important the environmental matters, betting on innovation and research.
Marches region bets on the green economy for the develop of the territory, in fact the president of the Region Gian Mario Spacca wants the follow directly all the chooses and decisions taken about the green economy with a strategy in witch all the financings and announcements are addressing, this strategy involves both the private and the public sector.
Recently, after a study made by Censis, the researches have aimed the attention on two important factors: the authorization procedures always bewildering and all the contrasts about infrastructures between the local agencies. There is also another problem, the stop of investments in the sector and the consequent technological impoverishment, as has happened until today.

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