Il rigassificatore di Brindisi, attesa record per gli inglesi

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Undici anni sono davvero troppi. Tanti però ne sono passati da quando gli inglesi di British Gas hanno intrapreso l\’ avventura per la costruzione del rigassificatore di Brindisi: un\’ opera che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto garantire l\’ approvvigionamento di 8 miliardi di metri cubi di gas all\’ anno, coinvolgendo un migliaio di addetti, ma sulla quale adesso è calato il sipario.
Gli stessi investitori inglesi hanno deciso di gettare la spugna. Mettendo da ieri in libertà i 20 addetti, per i quali è stata chiesta la mobilità. E nonostante i 250 milioni di euro già spesi finora. Non se ne farà più nulla per diversi motivi. Primo fra tutti l' infinito braccio di ferro con gli enti locali, contrari al rigassificatore. Poi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, per la mancata convocazione da parte del governo della Conferenza dei servizi, attesa per la fine del 2011, come ha voluto sottolineare il ceo di British Gas Italia, Luca Manzella, annunciando la decisione. «Noi pensiamo – ha poi precisato – che il governoMonti, così come si rivolge agli investitori finanziari, dovrebbe inviare messaggi altrettanto chiari e rassicuranti anche agli investitori industriali, che hanno un enorme bisogno di certezze. Sul piano internazionale infatti si ha la netta percezione che l' investimento sia rischioso». Considerazioni alle quali ha risposto ilministro dello Sviluppo, Corrado Passera: «Sto andando a fondo per capire quanto sia responsabilità di procedure effettivamente inaccettabilmente lunghe o se ci siano anche altri tipi di problemi». Un aiuto sulla vicenda potrebbe arrivare dalla legge delega sulle grandi opere: «Potrebbe – ha risposto il ministro -, è un tema su cui ormai stiamo lavorando da alcuni mesi». Pensato nel 1999, autorizzato nel 2003, con i primi lavori avviati due anni più tardi,ma aspramente contestato e poi sospeso nel 2007. Un iter contrastato da traversie burocratiche, sequestri e dissequestri, di autorizzazioni date e poi revocate, inciampato anche in una brutta storia di mazzette (il processo è ancora in corso e il 16 marzo è prevista l' ultima udienza), che tra l' altro ha portato anche al sequestro dell' area. Sulla decisione degli operatori inglesi è intervenuto anche il ministro dell' Ambiente, Corrado Clini, secondo il quale si tratta di «una decisione della British Gas, non è nostro mestiere quello di procacciare opportunità di investimento ad imprese». Ma, ha osservato il ministro, «quello che possiamo fare è cercare di fare in modo che le procedure di autorizzazione di progetti e investimenti avvengano in tempi certi; questo già sarebbe un gran passo avanti per il Paese». Un passo avanti nel quale British Gas in verità sperava nel lontano 25 settembre 1999, quattro anni prima del completamento del progetto di rigassificatore, quando l' allora sindaco di Brindisi, Giovanni Antonino, firmò una lettera «segreta» con la quale impegnò il Comune, all' insaputa di tutti, a dare il via libera all' impianto. Antonino, così come tre topmanager di British Gas Italia, nel febbraio 2007 fu travolto dallo scandalo per la tangente da 360 milioni di lire pagatagli da British Gas per l' autorizzazione a realizzare l' impianto. Poi ci sono state le ostilità degli enti locali, prima tra tutte quella del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che ha sempre promesso che la vicenda del rigassificatore di Brindisi avrebbe segnato «una sconfitta cocente per gli inglesi». E ieri, lo stesso Vendola ha diramato una nota per ribadire che «se la British Gas ha avuto problemi, questi sono dipesi dalla pretesa di eludere le procedure di valutazione ambientale e di imporre, per il suo rigassificatore, un luogo da sempre e da tutti giudicato inidoneo». Alla fine però, c' è anche chi si avventura con riflessioni di altro tipo. Come Giorgio Biscardini, consulente della Booz & Company, società specializzata nei settori legati all' energia, che sulla vicenda pone qualche interrogativo: «Oggi è davvero necessaria la costruzione di nuove infrastrutture di questo tipo? C' è un tale fabbisogno di gas da giustificare nuovi investimenti? Oppure, rispetto a undici anni fa, la domanda è cambiata e le prospettive sono diverse, tali da spingere a un ripensamento di tutti i progetti?».

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