“Puntare molto al valore della partecipazione in relazione al tema prodotto/territorio. Guardiamo alla qualità del territorio, una qualità che ovviamente è confermata anche dalla produzione agroalimentare di alto valore che contribuisce al miglioramento della reputazione regionale ed è proprio attraverso il miglioramento di questa reputazione che puntiamo all’aumento del valore aggiunto delle nostre produzioni e all’inspessimento dei flussi turistici verso la regione”. Così il vice presidente e assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Paolo Petrini, intervenendo alla kermesse torinese dedicata al gusto e all’agroalimentare d’eccellenza. Il Salone del Gusto giunge alla sua ottava edizione, consacra in maniera compiuta la propria vocazione internazionale e si afferma come un momento centrale nel calendario di chiunque al mondo abbia a cuore il cibo. È il luogo dove si realizza una fitta rete di relazioni nel nome di un cibo sostenibile, che sappia ancora trasmettere gioia, e a cui sia restituito il suo pieno valore. Sono tanti i prodotti tipici marchigiani che vengono presentati nel capoluogo piemontese fino al 25 ottobre. Dalle Marche è partita una nutrita delegazione che ha organizzato, in collaborazione con Slow Food presidio Marche, una serie di eventi di richiamo. Lo stand della Regione Marche, situato nel padiglione 2 del Lingotto Fiere, è di 200 mq e ospita anche l’Assam, le provincie marchigiane, oltre a un’osteria condotta dallo Slow Food Marche, che ha curato la selezione dei prodotti da degustazione. Ad attrarre i tanti visitatori dello stand marchigiano, i laboratori tenuti da agricoltori, viticoltori, produttori ed artigiani del gusto. In grande evidenza i vini marchigiani, specie quelli di alta gamma (Docg). Spazio anche alla biodiversità ittica. A cura delle Province vengono anche presentati percorsi specifici alla scoperta di prodotti tipici ed originali, come il Caciofiore della Sibilla, un particolare formaggio a pasta tenera, realizzato con l’esclusivo utilizzo di un peculiare caglio vegetale ricavato dal fiore di una pianta selvatica autoctona dei Sibillini. E poi vino cotto, erbe spontanee, mela rosa dei Sibillini e molto altro.
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