In Umbria e Molise l’energia pulita cresce più in fretta

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Invece in Basilicata, Campania e Sardegna il mix più vario di approvvigionamento energetico.
Un quarto dell'energia elettrica prodotta in Italia proviene da fonti rinnovabili. Per la precisione il 25,5% (pari a 76.964.4 GWh) nel 2010, con un incremento dell'1,8% rispetto al 2009. Niente male. In confronto alla media dell'Unione Europea, l'Italia si piazza tra i Paesi virtuosi della green energy, tra i primi dodici , eppure potrebbe fare di più. Ad affermarlo i dati di Terna sulle rinnovabili elaborati da Fondazione Impresa. «In realtà l'Italia si applica poco nella messa in campo di strategie di sviluppo integrate a lungo termine», spiega Cristina Cama, ricercatrice di Fondazione Impresa. «Siamo dotati di risorse "fortunate" e non le sfruttiamo abbastanza. Basta osservare il dato di crescita: si attesta al di sotto del 2%. In Veneto, per esempio, ci sono siti di geotermia, ossia zone dove sono presenti le terme, ma lì non si può intervenire a causa di vincoli paesaggistici e di altro genere. Abbiamo enormi potenzialità e non le usiamo appieno».

PRIMATO UMBRO – Sole, vento e siti geotermici naturali non ci mancano, è vero, ma le innovazioni vanno a rilento. Non per tutte le regioni. Qualcuna si distingue con lo sprint verde. Infatti, cinque regioni sono particolarmente votate all'energia eco-friendly. Umbria e Molise hanno aumentato la quota di fonti pulite a doppia cifra (nel 2010 rispetto al 2009): +19,3% l'Umbria e +13,5% il Molise. Commenta Cama: «Sono le due che si sono date più da fare». Basilicata, Campania e Sardegna, sempre nello stesso arco di tempo, hanno conquistato il podio delle regioni con un «miglior mix eterogeneo di fonti rinnovabili», mettendo insieme idrico, eolico, fotovoltaico, geotermico e biomasse in varie proporzioni. Da una parte abbiamo la fotografia dinamica della situazione, con due regioni attive negli investimenti, e dall'altra l'immagine statica del pout-pourri eco-energetico.
«La diversificazione delle fonti rinnovabili appartiene soprattutto alle regioni meridionali», sottolinea Cama, «mentre quelle settentrionali tendono a riposare sulla tradizionale fonte idrica. Il Sud sta investendo parecchio nelle energie pulite di ultima generazione. Qui l'eolico ha una forte prevalenza sull'idrico e sul fotovoltaico». Sul versante fotovoltaico eccellono Puglia (10,8% sul totale delle fonti green) ed Emilia Romagna (11,6%). Anche se a livello nazionale il fotovoltaico è meno diffuso rispetto a idrico e biomasse. Infatti, escludendo Puglia e Marche le altre regioni non superano il 5% nel settore dei pannelli. Eppure la produzione di elettricità dal sole sta prendendo piede con un incremento del 2,4% sull'intero territorio dal 2009 al 2010.

TANTI E PICCOLI – «L'incidenza del fotovoltaico», evidenzia Cama, «è più bassa per un motivo: mentre per gli impianti eolici, di biomassa e idrici, si mettono in piedi grandi progetti e strutture imponenti, che hanno un certa portata, nel fotovoltaico i nuovi impianti sono un po' a macchia di leopardo, parcellizzati e di dimensioni più piccole. Magari posizionati sui tetti di condomini e capannoni, in aree limitate, di conseguenza non hanno l'espansione delle altre fonti. Non reggono il confronto con i grossi impianti formati da un elevato numero di pale. In ogni caso i pannelli si stanno diffondendo bene: rientrano nei piani di risparmio energetico per l'edilizia. Non penso che avranno un'escalation rapida. Dovrebbero affermarsi nell'arco del prossimo biennio». I risultati dello studio? «Testimoniano che gli investimenti sulle rinnovabili, diverse dall'idrico, potrebbero avere un futuro, se si attuerà una visione strategica e lungimirante di sviluppo del settore».

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