La Puglia regge nel 2011. Ma l’impresa vede «nero»

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Crescono export e occupazione (solo lavoro autonomo). Per i prossimi 12 mesi il 40% delle aziende è negativo
Un 2011 «debole» con due segnali positivi. E un futuro che preoccupa. Questa, in estrema sintesi, l’analisi dei primi nove mesi dell’anno (ma molti dati si fermano al primo semestre, compreso quello sul turismo per il quale, evidentemente, il dato a giugno è poco significativo) dell’economia pugliese effettuata dall’ufficio studi della sede barese della Banca d’Italia. «I segnali positivi — ha spiegato il direttore Vincenzo Umbrella prossimo al trasferimento a Firenze (a Bari arriverà da Trento Giorgio Salvo) — arrivano da un lieve recupero dell’occupazione e dal miglioramento di alcuni settori come quello delle aziende che esportano, di quelle che innovano, di quelle che hanno stretti rapporti con le università e dell’agroalimentare di qualità. Le preoccupazioni, invece, sono quelle relative alle aspettative delle aziende».

Il dettaglio dei numeri è stato illustrato dai ricercatori Maurizio Lozzi e Valerio Vacca: in particolare, il 40% delle imprese pugliesi interpellate dalla Banca d’Italia (in un sondaggio condotto nei mesi di settembre e ottobre su un campione di oltre 300 imprese con almeno 20 addetti) segnala un peggioramento delle prospettive dei propri mercati di riferimento nei prossimi 6-12 mesi, contro il 14% che ne prevede un miglioramento; a queste difficoltà gli operatori si propongono di fare fronte attraverso una maggiore qualità dei prodotti e la diversificazione dei mercati di sbocco. Quanto agli aspetti positivi, nel primo semestre del 2011 le vendite all’estero a prezzi correnti sono aumentate del 22% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, in accelerazione rispetto al 2010 (20,1%). L’espansione è risultata superiore a quella media del Mezzogiorno e a quella nazionale (17,3 e 15,8% rispettivamente) e, soprattutto, ha permesso alla Puglia di portarsi, per la prima volta a un livello superiore (di 6 punti percentuali) a quello registrato nel primo semestre del 2008, prima dell’inizio della crisi. Rispetto a tale periodo i settori che hanno mostrato il recupero più consistente sono stati quelli dei prodotti farmaceutici, alimentari e dei mezzi di trasporto; restano invece al di sotto dei livelli pre-crisi le vendite all’estero dei comparti del mobile, dei macchinari, dell’abbigliamento-calzature e dei prodotti siderurgici. L’altra nota — parzialmente — positiva arriva dall’occupazione: dopo aver raggiunto nel primo trimestre del 2010 il livello più basso negli ultimi dieci anni, l’occupazione è aumentata nella seconda parte del 2010 e nei primi sei mesi del 2011.

L’incremento, più marcato rispetto al Mezzogiorno, non è stato tuttavia sufficiente a riportare il numero degli occupati ai livelli precedenti la crisi economico- finanziaria. Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, il numero di occupati risulta inferiore di oltre 60 mila unità rispetto al picco della prima metà del 2008. Nel dettaglio, nel primo semestre del 2011 gli occupati in Puglia sono aumentati dell’1,9% rispetto al corrispondente periodo del 2010 (circa 23 mila unità), mentre nello stesso periodo l’occupazione è aumentata dello 0,4% sia in Italia sia nel Mezzogiorno. I dati del primo semestre 2011 evidenziano, però, che si tratta quasi esclusivamente di lavoro autonomo: se l’occupazione indipendente è cresciuta del 6,8%, quella dipendente è rimasta invariata. Come dire che chi ha trovato lavoro se l’è creato.

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