Puglia, accordo con Merrill Lynch «C’è la fideiussione di Bank of America»

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Vendola scrive a Monti: mai più questi prodotti «C\’era il rischio di perdere fino a 522 milioni di euro»
L’incubo è finito. Dal 23 febbraio è operativa la transazione tra la Regione e la banca d’affari americana Merrill Lynch: firmata a Londra due settimane prima, mette la parola fine sulla controversa gestione del prestito obbligazionario da 870 milioni emesso dalla Puglia nel 2003-2004. Il bilancio regionale ora è in sicurezza, visto che l’originario contratto (modificato con la transazione) lo esponeva a un rischio enorme: la possibile perdita fino a 522 milioni. «Una bomba a orologeria» la definisce l’assessore al Bilancio Michele Pelillo. L’ordigno è stato disinnescato, anche grazie a una garanzia ulteriore. «Merrill è un grosso istituto — spiega l’assessore — ma per metterci al riparo da ogni rischio, visto che il prestito scade nel 2023, abbiamo chiesto e ottenuto una fideiussione garantita da Bank of America, controllante di Merrill». Ora che l’intesa è raggiunta, il governatore Nichi Vendola ne può utilizzare l’effetto anche a scopo politico: scriverà una lettera al premier Monti per chiedergli un’iniziativa normativa contro le degenerazioni dei prodotti finanziari (qual è il bond della Puglia). Vendola solleciterà «un atto di trasparenza, che aiuti i cittadini e chi li rappresenta a non finire nelle trappole della finanza malata». La transazione con Merrill Lynch è la prima in Europa che riguardi una Regione, una delle prime con gli enti locali (nei giorni scorsi è stato chiuso un accordo col Comune di Milano). Al fianco di Vendola e Pelillo, in conferenza stampa, l’avvocato della Regione Ugo Patroni Griffi, i dirigenti regionali Mario Aulenta e Luisa Bavaro, due analisti di «Ifa consulting».

Ossia la società veneta indipendente che è consulente della Regione e prima ancora lo è stata della Procura di Bari, l’ufficio giudiziario che sul contratto con Merrill ha aperto un’indagine e ipotizzato il reato di truffa. L’inchiesta — nessuno lo nega — ha avuto un ruolo essenziale nell’indurre la banca alla transazione. I cui dettagli non possono essere divulgati. «Merrill — dice Pelillo — ha preteso in transazione la nostra riservatezza». Forse per evitare l’effetto domino. È abbastanza chiaro, tuttavia, che tutto ruota attorno ai titoli sovrani della Grecia, proprio ieri dichiarati a rischio di «default selettivo» da Standard & Poor’s. In sintesi: la Regione rimborsa il prestito con rate semestrali da 30 milioni, che finiscono in un paniere di accumulo (sinking fund). Merrill provvede a gestirlo, investendolo in titoli. Alla scadenza (2023) godrà delle eventuali plusvalenze. La Regione, invece, è chiamata a rimborsare il valore nominale di un titolo contenuto nel paniere ed eventualmente fallito. Il rischio potenziale era finora di 522 milioni. Da cosa si deduce? Da un vincolo contrattuale. Nel sinking fund figurano 6 titoli sovrani: Francia, Germania, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Poi altri titoli, sovranazionali e regionali. Ma è sui primi che è possibile concentrare gli investimenti, dal 40 al 100%. È discrezione della banca, sia la quantità che la scelta tra i titoli. È possibile, inoltre, investire fino al 60% su un solo titolo.

Dunque, se si investisse il 60% degli 870 milioni interamente sulla Grecia (ad alto rendimento e alto rischio) e il titolo fallisse, la perdita per Regione sarebbe di 522 milioni. Eventualità che non esiste più. La Grecia è andata fuori dal paniere? Il rischio è stato trasferito alla banca? «Niente dettagli — dichiara Pelillo — possiamo solo dire che abbiamo annullato il rischio default attuale e limitato il rischio futuro e potenziale sui titoli sovrani». La transazione ha costo zero per le casse regionali. Anzi è previsto un contributo a favore della Regione, la cui entità emergerà solo con la compilazione del prossimo Bilancio. Il valore dell’accordo si situa tra i 522 milioni del rischio e i 210 dissequestrati ieri dal giudice delle indagini preliminari: atto firmato dopo la transazione che esclude rischi per la parte lesa, la Regione. «Dopo la transazione — commenta Aulenta — e dopo il calo del deficit in sanità e l’applicazione del patto di stabilità, i conti della Regione sono veramente in sicurezza».

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