OBBLIGATORIETÀ DELLA MEDIAZIONE

691

Quanti di voi, oggi, viaggerebbero con la propria automobile nel traffico cittadino, senza assicurazione, e si sentirebbero, comunque, in pace e serenità con loro stessi? Anche se non tutti lo sanno, fino alla fine degli anni sessanta, la polizza R.C.A. non era assolutamente obbligatoria. Solamente in seguito al crescente numero degli infortuni stradali il Legislatore decise di renderla tale. Anche in questo frangente storico, però, tal evento era accolto con un crescente malu¬more da parte dei cittadini che vedevano, in tale imposizione, un nuovo modo per "tas¬sarli". Eppure oggi, chi, sano di mente e, possessore di un seppur minimo reddito o bene, circolerebbe con la propria auto senza assicurazione? Nessuno o quasi. Medesima cosa accade con la Mediazione. Oggi è stata inserita l'obbligatorietà del tentativo di media¬zione per obbligare le parti a mutare modo di pensare. Tra una decina di anni, forse, cono¬sciuto lo strumento e imparato a utilizzarlo e apprezzarlo, forse, ci troveremo a condividere l'esperienza americana dove, in tutti gli Studi Legali, coesistono due tipologie di avvocati: il "litigator" esperto nelle procedure giudiziali e il c.d. "mediator" esperto nelle tecniche di negoziazione stragiudiziali. E loro lo fanno da quasi trent'anni. Una riflessione: se la media¬zione fosse un bluff, come molti sostengono, perché mai l'America, uno degli Stati più

potenti del mondo ed anche tra i più capitalistici l'avrebbe adottato e mantenuto in vigore? A tal proposito, di seguito, un breve commento di Ernesto Lupo – Primo Presidente della Corte di Cassazione. "L'istituto della mediazione, in Italia, è stato introdotto dal D.lgs. n. 28 del 2010 per dare attuazione alla Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 2008, e per secondare precedenti raccomandazioni in proposito degli organismi comunitari.
È convinzione comune che la mediazione abbia solo e soprat¬tutto una funzione deflattiva del contenzioso civile. In realtà, già nella Direttiva si chiarisce come l'istituto affondi le proprie radici nel movimento del "Access to Justice", che ha invece un più profondo e nobile fondamento. Esso, infatti, muove dal¬l'idea che alla giustizia statale vada riservato il ruolo di estremo rimedio per la soluzione del conflitto; beneficio cui il cittadino, anche a causa dei costi del processo, ma non solamente per questo, deve potere avere accesso solo quando ogni altro mezzo meno conflittuale sia stato tentato. In questa prospettiva, del resto, va letto il sesto "considerando" della Direttiva europea: "La mediazione – si legge – può fornire una soluzione extragiudiziale conveniente e rapida della con¬troversia … attraverso procedure concepite in base alle esi¬genze delle parti. Gli accordi risultanti dalla mediazione – si legge inoltre – hanno maggiori probabilità di essere rispettati volontariamente e preservano più facilmente una relazione amichevole e sostenibile tra le parti. In Italia il tentativo di con¬ciliazione è previsto dal legislatore come obbligatorio in diver¬se materie. La scelta è dovuta alla necessità di forzare un cam¬biamento culturale che altrimenti sarebbe sicuramente man¬cato. Ma proprio per l'obbligatorietà l'istituto è oggetto di forti critiche da parte di alcuni membri dell'avvocatura. Queste cri¬tiche non devono essere né ignorate né condurre a cestinare un istituto prima che questo sia potuto essere sufficientemente sperimentato.
Occorre piuttosto un confronto per perfezionare l'istituto e, quindi, favorire quel cambiamento di paradigma che esso comporta, e al quale i giuristi — parlo anche dei magistrati, non solo degli avvocati — non sono ancora pronti anche a causa dei limiti che caratterizzano la formazione nelle nostre Facoltà di Giurisprudenza. Personalmente, guardo alla media¬zione con grande speranza perché, dal posto che occupo, vedo ogni giorno le enormi difficoltà provocate dall'abnorme domanda di giustizia, che finisce per soffocare l'apparato giu¬diziario, oggi incapace di assicurare un servizio adeguato alle esigenze di una società civile come la nostra".

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here