Il ricordo della “Ritirata di Russia”

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\”Il bisogno di mantenere vivo almeno il ricordo, il desiderio di offrire un riferimento ai familiari privi di una tomba su cui deporre un fiore, la volontà di lasciare ai posteri il simbolo tangibile di una tragedia immane, sono le fondamenta morali del Tempio di Cargnacco\”, ha dichiarato a Cargnacco (Pozzuolo del Friuli) la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani in occasione del 71.mo Anniversario della Ritirata di Russia, nel dicembre 1942/gennaio 1943. Sul fronte del Don, e nei precedenti combattimenti, nel corso
della ritirata verso Nikolajewka, nelle terribili marce del
"Davaj" (in russo "avanti", questo l'incitamento con cui venivano
incalzati i prigionieri dai soldati russi), nei campi di
concentramento, morirono quasi 100 mila soldati Italiani.

Il Sacrario di Cargnacco (nella cripta del Tempio riposano le
spoglie di circa mille soldati, identificati o "noti ma non
identificati"), che fu tenacemente voluto da monsignor Carlo
Caneva, Medaglia d'Argento al Valor Militare e da tutti i reduci
di Russia, ricorda dal 1955 tutti i Caduti in terra di Russia,
"memoria di un calvario collettivo affidata in custodia alle
generazioni future", ha osservato la presidente Serracchiani.

"Quei caduti e quei dispersi, quei soldati perduti, sono figli
della nostra Italia, sono un pezzo della nostra storia più
dolente: non dobbiamo mai dimenticarli", ha quindi sottolineato
la presidente della Regione, evidenziando anche (nel solo lager
di Michurinsk su 7.000 prigionieri ne uscirono vivi solo 250)
come "non si possono commentare le parole di chi, italiano,
sostenne che la loro fine fu concreta espressione di giustizia".

"E' purtroppo vero che la giustizia a lungo nell'ultimo secolo ha
nascosto il suo volto in Europa. Lo sanno bene le nostre terre,
punteggiate come sono da monumenti funebri e tombe lasciate quale
retaggio e monito dalle diverse forme di violenza che qui si sono
successivamente scatenate. Da Redipuglia a Oslavia, dalla Risiera
di San Sabba alla Foiba di Basovizza, da Porzus fin qui a
Cargnacco, alla nostra Regione è toccato il compito, pietoso e
alto, di essere custodi di luoghi, di vittime e di memoria".

"Il tempo erode ogni cosa, lentamente, generazione dopo
generazione. Anche la memoria impallidisce e si consuma, se non
viene nutrita, se non è fatta patrimonio di un popolo e delle sue
istituzioni. Stringendo in un abbraccio ideale i reduci che
ancora sono tra noi, io sono qui soprattutto per questo, per
affermare nel modo più netto che la Regione Friuli Venezia Giulia
non dimentica", ha infine dichiarato la presidente Serracchiani.

All'odierna cerimonia di Cargnacco sono intervenuti i vertici
nazionali dell'Unirr, l'Unione nazionale dei Reduci di Russia,
con la presidente Luisa Fusar Poli, che ha accompagnato il labaro
dell'Associazione decorato di 184 Medaglie d'Oro al Valor
Militare, ed il vicepresidente Guglielmo Biasutti (al quale oggi
è stato affidata la piastrina di riconoscimento del caporale
della Julia Pietro Bazzan, morto il 21 gennaio 1943), il
vicepresidente del Consiglio regionale Paride Cargnelutti, il
sindaco di Pozzuolo del Friuli Nicola Turello, il comandante
militare regionale del Friuli Venezia Giulia, gen.Alessandro
Guarisco.

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