Le tessere sovversive e poetiche di Felice Nittolo

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Felice Nittolo è un artista che confonde le linee di separazione fra le pratiche artistiche. Se convoca l\’astrazione e la tradizione, la pittura, la scultura, la poesia, il teatro e la musica, il minimalismo, l\’arte concettuale, le installazioni architettoniche o la performance, le sue opere pongono la seguente domanda: che cos\’è il mosaico? Perché il mosaico è al centro della sua ricerca artistica. Una vita con il mosaico E\’ per amore del mosaico, per amore della poesia dei mosaici di Ravenna in particolare, che quarantacinque anni fa, Felice Nittolo lascia la sua città natale Capriglia Irpina, nella regione di Napoli, per stabilirsi nella capitale del mosaico e diventare ravennate; il mosaico continuerà la sua seduzione fino a fagocitarlo completamente. Alcuni entrano nella religione, Felice Nittolo entra nel mosaico; la sua vita diventa mosaico. Insegna il mosaico all\’Istituto d\’arte. Scrive sul mosaico. Pubblica lavori sul mosaico per condividere le sue scoperte sulle origini del rinnovamento del mosaico nel secolo scorso a Ravenna e pubblica anche le uniche opere disponibili sui grandi Maestri del mosaico di Ravenna del 20° secolo. E\’ curatore di esposizioni; è gallerista a Ravenna dove ha aperto la niArt Gallery, piazza Anastagi, un luogo che – fra numerosi eventi – ha dato visibilità ai giovani artisti di tutto il mondo venuti a studiare a Ravenna con il progetto \”After\” che svilupperà dal 1991 al 2001. Non per questo è meno artista. Per la vastità della sua opera, per la pertinenza del suo approccio, Felice Nittolo è un artista singolare. \”La singolarità è sovversiva\” scriveva Edmond Jabès. Un artista che sceglie il linguaggio del mosaico potrebbe essere sovversivo? Oppure il mosaico sarebbe per natura sovversivo, poiché ogni tessera esiste soltanto per la sua singolarità, la sua unicità, la sua differenza di forma, di taglio, di natura, d\’inclinazione, di luce rispetto alla sua vicina, in quanto ogni elemento trasmette la sua singolarità all\’insieme? La scrittura di un'opera
Felice Nittolo interroga il mosaico. Se ne appropria. I suoi detrattori sono inquieti. Minaccia la trasmissione della tradizione, delle regole del mosaico bizantino? Non rinnega nulla del linguaggio del mosaico di Ravenna e della sua grammatica, di cui conosce i codici, le regole meglio di chiunque. La sua scrittura, inedita e personale, è basata su una tessera triangolare. Non è un atto sovversivo scegliere proprio la forma che i mosaicisti tradizionali evitano? Egli sviluppa un grafismo spesso obliquo, irregolare, interrotto da tessere allungate, d'oro, di piombo o di conchiglia che rompono la regolarità degli andamenti e emettono delle vibrazioni luminose. Traccia una scrittura che potrebbe essere sia una scrittura cuneiforme ancestrale sia l'immagine di una codificazione binaria; forte di questa scrittura poetica di grande dolcezza, Felice Nittolo ricopre delle superfici che diventano quadri e sculture.
Avrebbe potuto accontentarsi di realizzare le grandi serie che ci seducono, come Mediterraneo o Byzantium, le sfere e i coni. Ma quando può, preferisce lavorare controcorrente come nel 2007, quando ricopre interamente la Fiat 500 senza fare disegni, per fedeltà al Manifesto dell'Aritmismo, mentre i due anni seguenti, svilupperà molti disegni. Nittolo, artista Pop? E' anche questo uno dei suoi volti. Rovescia i codici e le epoche e convoca la pop art sui territori della tradizione.

Il mosaico permette di rispondere alla domanda "Che cos'è l'arte?"
La focalizzazione sul mosaico lo porta a porre una seconda domanda: che cos'è un artista? In fin dei conti l'opera stessa di Felice Nittolo costituisce un'esplorazione della domanda ancora più ampia: cos'è l'arte?
Nel 1984, pubblica presso l'Università di Louvain-La-Neuve in Belgio "Le manifeste de l'Arythmisme". Preconizza un artista ideatore e allo stesso tempo esecutore – una visione all'epoca lungi dall'essere consueta – e caratterizza l'arte in questi termini: "L'Arte designa qualsiasi forma di attività umana definita come un nuovo tentativo o come l'esaltazione del suo genio inventivo e della sua capacità espressiva, attraverso la quale agisce su se stesso e anche sul suo ambiente, secondo un rapporto drammatico, accompagnato da esigenze individuali o sociali di ordine logico o morale." Propone un movimento artistico che abbia per origine "la tessera come veicolo per esprimere un'idea, una tessera di qualsiasi materiale, di qualsiasi forma, di qualsiasi dimensione. Creare, generare, "dipingere"con la tessera che ha in se stessa il potere intrinseco di esistere per secoli." Definisce dunque un Movimento di ricerca e di sperimentazione di tecniche e materiali contemporanei. Continuerà la sua battaglia con il Manifesto della Nuova Tradizione a San Pietroburgo nel 1992. Per Nittolo, "L'Arte è autodeterminazione e autonomia creativa."
Nel 2000 a Arte Fiera di Bologna, con Uomo-Video propone al pubblico una performance nella quale è ricoperto di monitor video che diffondono i clip dei suoi successi in cui mette in scena degli atti che lui stesso qualifica come "profanazione" o "provocazione". L'artista è ancora una volta a controcorrente dell'arte per andare incontro a un pubblico divenuto troppo passivo a forza di subire il linguaggio televisivo.

Deconstruire il mosaico
Nel corso degli anni, Felice Nittolo porta sempre più avanti la sua ricerca sull’essenza del mosaico. Il linguaggio del mosaico è legato sia alla materia che alla luce. La luce è l'elemento magico del mosaico, lo incanta, lo anima. Quale degno erede della tradizione bizantina, Nittolo sa captare la luce nel suo mosaico. Il riflesso della luce sulla superficie del mosaico crea uno spazio nel momento in cui lo spettatore vi si avvicina. Per mezzo della luce, si stabilisce un legame tra il mosaico e colui che lo guarda.
Per quanto riguarda la materia, Il mosaico in quanto tecnica riposa su quattro elementi: il supporto, il collante, le tessere e gli interstizi che le separano. L’artista del mosaico trova una maniera personale – che diventerà la sua firma – di disporre questi elementi, di combinarli fra loro secondo innumerevoli variazioni: inventa tessere tagliate nei materiali più vari, gioca con l'interstizio dalla sua totale scomparsa al suo predominio, trova il collante e il supporto ad hoc nella profusione industriale; l'arte del mosaico è un gioco continuo per privilegiare un elemento rispetto agli altri, fino talvolta all'eliminazione di uno di essi. Provocazione? Nittolo ha tolto non uno, ma l'insieme di questi elementi. A partire dagli anni 2000, l'artista sviluppa le Tracce. Il mosaico è scomparso. E' diventato memoria. "Io non voglio fare il mosaico ma voglio che la persona che guarda l'opera di fronte alla quale si trova, pensi al mosaico. E' un'azione mentale, concettuale". Di fronte alle Tracce di Nittolo, noi continuiamo a vedere delle tessere mentre esse sono scomparse dalle superfici; ne restano solo le impronte; gli interstizi diventano materia per disegnare lo spazio vuoto delle tessere. Nittolo disegna il palinsesto del mosaico; traccia e confonde la nostra immagine del mosaico, ci porta a ricordarci la sua storia. Queste Tracce portano in sé tutta la poesia dell'opera di Nittolo e disegnano una superficie frammentata, a immagine della nostra esistenza, che ci rimanda al carattere fuggitivo delle nostre vite.

Come gli architetti degli anni 80 che hanno creato "il deconstruttivismo", Nittolo inventa il "deconstruttivismo musivo" e utilizza il metodo di analisi dei testi letterari e filosofici creato dal filosofo Jacques Derrida; come lui, assume pienamente la rottura con la storia, la società, le tradizioni tecniche e figurative. La deconstruzione permette a Nittolo di inventare ciò che non sembrava possibile, uno spazio che si apre alle riflessioni, alle trasformazioni, e che non è comunque sinonimo di distruzione o di demolizione.

Le opere di Felice Nittolo permettono di affrontare un certo numero di argomenti filosofici, ma nelle sue mani esse sono investite della seduzione della poesia, animate da una luce catturata nell'oro dei mosaici bizantini, e cariche dello sguardo ironico dell'artista che non è mai lontano.
In lui l'arte emerge come una conversazione tra una forma di gioco e una ricerca estetica. "L'arte è un gioco serio" diceva Kant. In tutta serietà, Felice Nittolo gioca, per la nostra più grande felicità.

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