Guernica, icona di pace, Pablo Picasso al museo Magi ‘900

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Dal 14 gennaio al 28 febbraio 2018, il museo Magi ‘900, aprirà al pubblico l’esposizione Guernica, icona di pace, dedicata al cartone realizzato da Pablo Picasso, raffigurante la sua opera capolavoro, da cui è nato l’arazzo esposto all’ingresso della sala del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La mostra nasce da una lunga ricerca fatta dalla storica dell’arte Serena Baccaglini, dopo il ritrovamento del cartone in Francia. Nel corso dei suoi studi dedicati al grande artista spagnolo, la curatrice della mostra scoprì una eccezionale collaborazione a tre – frutto di un’altrettanto eccezionale amicizia – tra Pablo Picasso, Nelson Rockefeller, uno dei più grandi mecenati del Novecento e l’artista Jacqueline de la Baume Durrbach, che ricreò e tessé il dipinto di Guernica mediante l’antica arte dell’arazzo. L’iniziativa, dal grande valore simbolico, ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e il presidente Stefano Bonaccini fa parte del Comitato d’Onore.
“Accogliamo con piacere in Emilia-Romagna questo capolavoro- ha detto alla presentazione alla stampa l’assessore regionale alla cultura Massimo Mezzetti- che rappresenta gli orrori della guerra su Guernica, cittadina basca, prima al mondo a subire un bombardamento aereo da parte dei nazisti. L’opera, diviene monito contro ogni futura strage e assume il valore di icona di pace, come narra giustamente il titolo della mostra. Qui Picasso esorta, attraverso l’arte, alla democrazia, alla pace e alla libertà, valori fondanti del vivere civile in cui crediamo fermamente, come crediamo fermamente che la cultura sia un veicolo potentissimo per affrontare sfide come l’integrazione, la diffusione della pace e come volano di sviluppo economico oltre che etico e sociale. Con questa convinzione la Regione Emilia-Romagna, negli ultimi tre anni ha scelto di puntare decisamente sulla cultura, facendo crescere il proprio impegno, più che raddoppiando nel 2018 i fondi assegnati al settore da inizio legislatura (un aumento di 15 milioni su un budget complessivo di 36), e con l’obiettivo di triplicarli entro il 2020”. “Nella nostra Regione -ha concluso l’assessore- la cultura è diffusa su tutto il territorio e anche questo evento così significativo – e di cui ringrazio il fondatore del museo Giulio Bargellini – è emblematico di quanto anche la provincia sappia intercettare, creare, riproporre le eccellenze in ambito culturale, dando forza e spessore al nostro sistema culturale policentrico”.
” Con la presentazione al Museo Bargellini del cartone che nel 1954 Picasso volle trarre della sua opera Guernica – ha detto l’ assessore Patrizio Bianchi-, Giulio Bargellini sviluppa ancora di più la vocazione del museo al ‘900. Un secolo di grandissime contraddizioni dove, inizialmente, le nazioni hanno cominciato una guerra tra di loro mentre, nella seconda parte, hanno cercato di uscirne facendo la pace. La pace, quindi , diventa oggi il messaggio principale che Giulio Bargellini ci propone con questa esposizione in un luogo di eccellenze del novecento ma già proiettato nel nuovo secolo”.
“Credo nella potenza delle immagini- ha sottolineato Giulio Bargellini- e se esiste un’immagine capace di evocare universalmente il valore della pace, quella è certamente Guernica: una rappresentazione di denuncia e di speranza che Picasso ha elaborato in maniera inimitabile e che Nelson Rockefeller ha voluto divulgare ulteriormente commissionandone l’arazzo. Abbiamo bisogno di Guernica, della sua forza evocativa, ma anche di conoscere e di diffondere una storia così bella e singolare, legata ad una di comunanza di ideali e di amicizia come quella di Guernica e del suo cartone una storia che, in qualche modo, descrive ciascuno di noi”.
“L’arte del Novecento, mi appassiona da ormai cinquant’anni – sottolinea il cav. Giulio Bargellini – e l’incontro con l’arte mi ha reso probabilmente più attento e sensibile al pensiero dell’Uomo, oltre che alle sue esigenze materiali e spirituali: in questo processo è stato fondamentale il rapporto con gli artisti. Ho incoraggiato molti di loro con gioia e grande rispetto intellettuale affinché potessero proporre la loro ricerca artistica, sostenendola anche fattivamente, con la commissione diretta di opere o organizzando esposizioni con le loro creazioni”. “Il museo privato MAGI ‘900, che ho fondato nel 2000 – continua il cav. Bargellini – è funzionale a questo: permette di evidenziare le iniziative che ritengo portatrici di messaggi importanti e, nel contempo, favorisce un’interazione con tutti coloro che abbiano un obiettivo importante, solidale e sensibile, da conseguire al fine di favorire la crescita e la diffusione di un modo umano di cogliere le diversità del mondo e del nostro essere”.
Tra le autorità’, presenti anche il Sindaco Pieve di Cento, Sergio Maccagnani, che ha sottolineato la rilevanza della mostra per la città’; il presidente della Fondazione Marconi,Gabriele Falciasecca; il critico d’arte, Claudio Spadoni, intervenuto a sottolineare la straordinaria creatività di un autore che ha recepito la lezione dei grandi maestri del passato interpretandola con la genialità’ del suo sentire.
Il Comitato d’Onore è composto da Jesùs Manuel Gracia Aldaz ambasciatore di Spagna in Italia, Aldo Amati ambasciatore d’Italia in Repubblica Ceca, Stefano Bonaccini, Silvia Costa eurodeputato, Evangelos Kekatos vicesindaco comune di Cefalonia, Susy Snyder presidente di Ican – premio Nobel per la Pace 2017.
Il comitato scientifico guidato dalla curatrice Serena Baccaglini è composto da Cynthia Bronson Altman curatrice al Rockefeller Brothers Fund, New York, Mario Virgilio Montañez Arroyo responsabile promozione culturale della Fondazione Picasso, Glorvina Durrbach-Célérier rappresentante eredi di René Dürrbach e Jacqueline de La Baume-Dürrbach, Patrizio Battistelli professore emerito all’Università degli Studi La Sapienza di Roma, Antonella Cancellier docente presso l’Università degli Studi di Padova, Vittorio Cigoli professore emerito all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Giuliano Pisani membro del comitato dei garanti per la cultura classica del Miur di Roma.
La storia del quadro
Guernica è il nome di una cittadina basca dal triste primato: fu, in assoluto, la prima città al mondo a subire un bombardamento aereo. Ciò avvenne la sera del 26 aprile 1937 ad opera dell’aviazione militare tedesca. L’operazione, decisa con freddo cinismo dai comandi militari nazisti, venne considerata come un esperimento bellico. In quegli anni, difatti, la Spagna era travagliata dalla guerra civile, con cui il generale Francisco Franco cercava di attuare un colpo di stato per sostituirsi al legittimo governo. In questa guerra Franco aveva come alleati il regime fascista e quello nazista.
La cittadina di Guernica non era teatro di azioni belliche, cosicché la furia distruttrice del primo bombardamento aereo della storia si abbatté sulla popolazione civile uccidendo soprattutto donne e bambini.Quando la notizia di un crimine contro l’umanità così efferato si diffuse tra l’opinione pubblica, Picasso era impegnato alla realizzazione di un’opera che rappresentasse la Spagna all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Immediatamente decise di realizzare un pannello che denunciasse l’atrocità del bombardamento su Guernica e l’opera, di notevoli dimensioni (metri 3,5 x 8), fu realizzata in soli 33 giorni, preceduta da un’intensa fase di studio, testimoniata da ben 45 schizzi preparatori che Picasso ci ha lasciato.
L’opera ebbe un successo immediato e numerose esposizioni internazionali, anche e soprattutto per il messaggio morale e civico che Picasso volle esprimere, cosicché l’amico Nelson A. Rockefeller (esponente della omonima famiglia di petrolieri, governatore dello Stato di New York
dal 1959 al 1973 e vicepresidente degli Stati Uniti nel 1974 con l’amministrazione Ford), – per tutelarne l’integrità – convinse l’amico Picasso a rappresentarla in arazzo grazie a Jacqueline de la Baume Durrbach, la geniale artista francese dalle dita d’oro, capace di tessere un dipinto trasformandolo in arazzo. Oggi, l’archivio Rockefeller di New York – oltre alle modalità tecniche per realizzare l’arazzo, fatto sotto la completa supervisione e direzione di Picasso, che scelse personalmente le undici nuances utilizzate per dare colore all’arazzo rispetto al dipinto che l’Artista creò in bianco, nero e grigio per rievocare le cruenti immagini riportate nelle foto monocrome dei quotidiani di Parigi, dove Picasso a si trovava all’epoca dei fatti – contiene memoria di quel lungo e fruttuoso accordo tra i tre protagonisti, durato diciotto anni, dal 1955 al 1973, anno della morte di Picasso, e che favorì la nascita di una collezione unica in cui ventisei opere dell’artista spagnolo vennero trasformati in arazzi “per poter portare la bellezza alla gente”, secondo l’espressione usata da Rockefeller per descrivere il progetto.
Picasso, a poco a poco, entrò nel magico mondo artistico della Durrbach, apprezzando a tal punto il complesso lavoro di trasformazione delle sue opere in arazzi da fargli dire, a proposito del dipinto Déjuner sur l’herbe, che il “lavoro compiuto da Jacqueline era di gran lunga superiore al suo”.
Quando Rockefeller, nel 1974, assunse la carica di vicepresidente degli Stati Uniti, gli arazzi – incluso Guernica – furono portati nella sua residenza di Kykuit (Stato di New York) e, nel 1985, la moglie Happy, sei anni dopo la sua morte, decise di consegnare l’arazzo di Guernica alle Nazioni Uniti perché il forte messaggio iconico evocativo sull’orrore della guerra potesse essere continuo e costante. Una targa, accanto all’arazzo posto all’ingresso della sala del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sottolinea che esso fu donato “in memory of Nelson Rockefeller and of his faith and support of the United Nations”.
Il cartone, di proprietà della famiglia Durrbach – dopo l’esposizione a Praga (2011-12), a San Paolo in Brasile (2014) e a Wròclaw (2014), sempre a cura di Serena Baccaglini – , nell’anno in cui si è celebrato l’ottantesimo anniversario della creazione dell’olio di Guernica, è stato esposto per la prima volta in Italia, ricevendo un’accoglienza istituzionale dal Senato della Repubblica che, in prossimità delle celebrazioni per i Settanta anni della Costituzione italiana, ha ritenuto di ospitare l’opera – non solo per l’alto valore artistico – ma anche per l’indubbio tributo universale che il dipinto offre alla democrazia e alla libertà.

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