Storchi: governare l’immigrazione, una ricchezza per l’Italia

815

Il past president di Federmeccanica analizza la situazione demografica italiana e sostiene la necessità di un’immigrazione regolare e continua

«L’immigrazione governata non può che essere una ricchezza per il nostro Paese, alle prese con una curva demografica calante e con una società in cui cresce la popolazione over 65 e continuano a diminuire le nascite. Si prenda esempio dalla Germania, che ha lo stesso problema e lo sta affrontando aprendo prima le porte ai siriani in fuga e poi agli ucraini in cerca di pace».

Fabio Storchi, presidente del Gruppo Emiliano romagnolo dei Cavalieri del Lavoro, vede chiaramente le azioni che sono necessarie in un Paese a forte vocazione manifatturiera per poter mantenere la capacità produttiva che rende l’Italia attore a livello internazionale.

«Le politiche demografiche sono importanti e auspicabili ma – evidenzia pragmaticamente Storchi – potranno dare risposte al mondo del lavoro  tra una ventina d’anni, quando cioè i neonati saranno cresciuti. Il sistema non può permettersi un vuoto di così tanti anni».

Storchi «la gestione costante dei flussi, una politica d’integrazione adeguata e sostenibile, che metta in chiaro diritti e doveri delle società ospitanti, può proiettare il nostro Paese verso un futuro prossimo vivace e intraprendente».

Del resto, prosegue Storchi, «è la storia a confermarcelo: l’imponente migrazione italiana nel secolo scorso ha contribuito alla crescita e all’affermazione di molte economie nel mondo e la nostra cultura ha arricchito le società ospitanti. Non vedo motivo di pensare che lo stesso processo non possa ripetersi e ora a vantaggio del nostro Paese», conclude Storchi.

Le riflessioni del presidente Storchi trovano origine nei numeri dell’Istat che prevedono per il 2050 una diminuzione della popolazione italiana di 5 milioni e l’innalzamento al 35% della quota degli abitanti con 65 anni, rispetto alla media attuale di circa il 25 per cento. Inoltre, nel 2021 il rapporto tra individui in età lavorativa e non lavorativa era di tre a due, nel 2050 sarà di uno a uno.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here