Lo stallo e il paradosso

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Sono passati circa due mesi dal nostro ultimo numero e già allora avevamo immaginato uno scenario elettorale di grande incertezza. I tempi tecnici, l’elezione del Presidente della Repubblica e l’equilibrio delle forze in Parlamento scaturito dalle elezioni ci hanno fatto vivere 60 giorni di stallo con il conseguente senso di totale assenza delle istituzioni, anche se, di fatto, un Governo c’era. Il tutto nello scenario tragico che tutti ben conosciamo e che ha accentuato questa sensazione di disagio. Ma oggi abbiamo un Governo e, dati alla mano, gli italiani vedono di buon occhio la formazione del nuovo esecutivo guidato da Enrico Letta con un giudizio che è positivo, ma non entusiasta. In attesa che i primi provvedimenti inizino a prender forma è toccato a Mario Draghi e alla Bce tentare di dare una sferzata all’economia attraverso la politica monetaria con la decisione di tagliare di ulteriori 25 punti base, ovvero dello 0.25 per cento il tasso d’interesse di riferimento, passando dallo 0.75 allo 0.50 per cento. Una decisione attesa e auspicata poiché l’ultimo intervento risaliva, ormai, al luglio 2012. Così facendo il Governatore Draghi è riuscito a spuntarla sui falchi della Bundesbank tedesca. Si tratta, quindi, della quarta sforbiciata dal settembre 2011 che porta questo valore al suo minimo storico.
Molti analisti sono concordi che questo è più un segnale simbolico che non uno strumento efficace per far tornare a circolare la liquidità. Forse, ma di sicuro oggi il denaro è meno costoso, per ora, ancora una volta, solo per le banche. Certo per chi ha sottoscritto un mutuo a interessi variabili, per esempio, il taglio dello 0,25 per cento sugli interessi passivi potrebbe corrispondere a una riduzione della rata di 10/15 euro al mese. Chi potrebbe guadagnarci qualcosa in più, forse, sono coloro i quali il mutuo devono ancora sottoscriverlo e potrebbero, pertanto, beneficiare della riduzione del costo del denaro, incontrando finanziamenti a tassi variabili più convenienti sul mercato.
La verità è che si potrebbero portare i tassi, per assurdo anche a zero, ma se la cinghia di trasmissione tra banche ed economia reale è rotta, allora non si sortirà nessun effetto. E non è un problema di liquidità che manca alle banche. Tutt'altro. La Bce ha inondato di denaro a un tasso all'1% le banche italiane proprio a cavallo tra il 2011 e l'avvio del 2012. Circa 250 miliardi affluiti nelle casse degli istituti che sono finiti ad acquistare titoli di Stato e proprie obbligazioni.
Questa è la madre di tutte le questioni che il nuovo Governo dovrebbe affrontare. Questo è lo stallo dello stallo. La questione del lavoro è legata a doppio filo con l’accesso al credito di piccole e medie imprese, che continuano a pagare il denaro al 6%, sempre se riescono ad ottenerlo. Il denaro non è mai stato così a buon mercato, ma in realtà costa caro nel passaggio dalle banche alle imprese, et voilà il paradosso! Sembrerà ridondante dirlo, ma questa è la tematica su cui ci giocheremo il futuro di tante azienda da oggi alla fine dell’anno.

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