Area di risulta, la Cna contro il caro-sosta

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Un altro salasso per le tasche dei cittadini, ma anche un colpo deciso alle attività commerciali e artigiane del centro. Senza dimenticare l’aiuto offerto all’inquinamento da gas di scarico, che ha già consegnato alla città un triste primato. Sono critiche a 360 gradi quelle che la Cna di Pescara muove all’aumento annunciato delle tariffe di sosta all’interno del parcheggio dell’area di risulta dell’ex stazione ferroviaria: la stangata dovrebbe scattare dal prossimo mese di marzo, fissando a 3 euro la sosta dell’intera giornata, sempre che la delibera dell’amministrazione comunale abbia il via libera. «Il fatto che l’amministrazione comunale abbia riservato una piccola fetta di 300 posti auto alla sosta breve, con tariffe a partire da 50 centesimi per la prima mezz’ora – osserva il presidente Riccardo Colazilli – produrrà come conseguenza evidente una caccia la posto auto affannosa. Nessuno, infatti, una volta verificata la mancanza di spazi nell’area riservata alla tariffa ridotta, sarà disposto a sborsare 3 euro per una sosta anche di pochi minuti. E non regge neppure la tesi secondo cui la nuova tariffa produrrebbe un risparmio di 50 centesimi per chi opta per la sosta tutto il giorno, visto che si tratta di una minoranza risicata».

Tra i danni collaterali della caccia al posto, secondo la Cna pescarese, non si può certo dimenticare il contributo all’inquinamento: anziché incentivare la sosta, sarà favorita la messa in moto di centinaia di motori, con tanti saluti all’inquinamento in una città già dai livelli record. Le critiche della confederazione artigiana, tuttavia, investono anche gli aspetti legati all’attuale condizione dei cittadini: «In gergo pugilistico, chi tra pochi mesi deciderà di avventurarsi in direzione del centro città, dovrà patire l’uno-due frutto del pedaggio lungo l’asse attrezzato e dell’aumento delle tariffe dei parcheggi. Così, poi, i richiami al rilancio delle piccole attività commerciali e artigianali del centro diventano solo uno stanco rituale, visto che le misure vanno in tutt’altra direzione. Ovvero, favoriscono la corsa verso la grande distribuzione».

Ancora più sostenuto l’aumento previsto per gli abbonamenti mensili, che passeranno dagli attuali 30 a 35 euro. Un doppio salto mortale, anche in considerazione del fatto che il primo “ritocco” c’era già stato nell’ottobre scorso (da 25 euro a 30): insomma, nel breve volgere di pochi mesi, il prelievo nelle tasche dei cittadini arriverebbe, su base annua, a 120 euro: decisamente un salasso, soprattutto se si pensa che dell’abbonamento usufruiscono pendolari e lavoratori a reddito fisso

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