Nel 2010 ne erano stati bruciati 188 mila e anche se l\’emorragia rallenta l\’autunno si annuncia negativo. L\’analisi rileva più rischi per i dipendenti di Pmi rispetto a quelli delle grandi Il settore maggiormente colpito è l\’industria con un saldo negativo di 59 mila unità.
Sarà un autunno nero per l'occupazione: l'emorragia dei posti di lavoro prosegue e, anche se segna un rallentamento, le previsioni del saldo a fine anno mostra ancora il segno meno: 88mila i posti in meno, sostiene Unioncamere, pari a un calo dell'occupazione dipendente dello 0,7%. Più a rischio il lavoro nelle Pmi, le piccole e medie imprese e, a livello geografico, è il Sud a mostrare un deciso affanno. Nel 2010 i posti di lavoro bruciati erano stati quasi 180mila, -1,5%.
Nei numeri forniti dal Centro studi Unioncamere, il 2011 vede tra le 1,5 milioni di imprese con almeno un dipendente, quasi 44mila entrate in più rispetto al 2010 e 47mila uscite in meno ma, anche a causa dell'accresciuta incertezza sulla scena internazionale, l'inversione di tendenza non sembra essere alle porte per le imprese dell'industria, del commercio e dei servizi. Per il settore industriale a fine 2011 è attesa una perdita di personale per quasi 59mila unità, -1,2%; andranno meglio i servizi, dove l'emorragia di posti di lavoro dovrebbe fermarsi a quota -29mila unità con uno 0,4% in meno.
FLESSIONI IN TUTTI I SETTORI. Più in dettaglio, tutti i comparti del settore manifatturiero mostrano flessioni occupazionali, evidenzia Unioncamere nella sua indagine congiunturale; le contrazioni maggiori sono nel settore del legno e del mobile in cui i posti in meno dovrebbero essere -3.400. Più contenute le uscite nella chimica dove si stima un calo di 1.200 unità e nella meccanica dove se ne prevedono 3.000). Crollo invece per le imprese delle costruzioni, un settore messo a dura prova già da prima del 2008 e per il quale la previsione ad oggi è di quasi 29mila posti in meno entro la fine dell'anno. Nei servizi l'unico settore che arriva a perdere un punto percentuale dovrebbe essere quello di alberghi, ristoranti e servizi turistici, mentre i tassi di variazione degli altri comparti sono compresi tra il -0,7% (servizi alle imprese) e il -0,2% (commercio al dettaglio).
POSITIVI I SERVIZI AVANZATI. Unico segno più i servizi avanzati, dove le imprese pensano di incrementare di circa 1.500 unità i propri dipendenti, pari a +0,4%. Anche il 2011, come l'anno precedente, vede una più diffusa riduzione del personale dipendente tra le piccole e medie imprese: 41mila, infatti, i posti in meno nelle imprese che impiegano fino a 9 dipendenti. Le contrazioni dovrebbero essere meno incisive al crescere della dimensione d'impresa, fino ad arrivare a circa 7.600 unità in meno per le società con oltre 250 dipendenti. La foto reale emerge a livello territoriale, con un Centro-Nord che prova pian piano a recuperare i danni della crisi e un Mezzogiorno che appare invece in deciso affanno.
Nel Nordovest si prevedono -19mila posti di lavoro, nel Nordest -10.600, nel Centro -16.600. Al Sud, al contrario, i posti di lavoro in meno dovrebbero essere oltre 41mila (-1,6%). A provocare tali ulteriori difficoltà del mercato del lavoro al Sud sono soprattutto le piccole e piccolissime imprese dell'area, il cui saldo negativo a fine anno dovrebbe superare le 28mila unità.