Il grande gelo dei consumi

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Confcommercio: rimbalzo fallito, 2011 da stagnazione. Zanon: «Fenomeno in atto da anni, qui paghiamo la perdita dei posti di lavoro che si riflette sul portafoglio delle famiglie»
Più che una gelata, una specie di glaciazione. La mancata crescita dei consumi è un fenomeno di lunga durata, a questo punto più che decennale. La debolezza strutturale del sistema economico italiano e le violente crisi finanziarie hanno prodotto, combinandosi, un arretramento rispetto ai livelli del 2000. E il Veneto, pur lontano dai paurosi sbandamenti del Sud, non si salva. Lo certifica l’ufficio studi nazionale di Confcommercio, che ha voluto comparare gli indici dei consumi pro capite in termini reali, fissando come punto di riferimento il dato di ciascuna regione relativo al 1995. Fatto 100 quest’ultimo indicatore, nel 2000 i consumi dei veneti risultavano cresciuti a quota 111,9 mentre per il 2011 la stima è di un livello 110. Siamo un po’ sopra il brutto dato del 2009 (108,4) ma sotto il numero registrato undici anni fa. Il fenomeno è, in pratica, generalizzato: solo tre regioni, e neanche tra le più popolose (Basilicata, Molise e Friuli Venezia Giulia), chiuderanno l’anno con un numero più alto rispetto al 2000. Il resto, 17 regioni, non ce la fa.

Il mercato interno è una palude e bisognerà fare i conti, tra l’altro, con i nuovi scossoni finanziari di questa estate. La sentenza di Confcommercio non lascia spazio a molti dubbi: «Nonostante la ripresa dell’attività produttiva continui a segnare ritmi molto contenuti, a cui si associa una situazione non particolarmente dinamica del mercato del lavoro, è proseguito anche nella prima parte del 2011, sia pure con molte difficoltà, il tentativo di recuperare i livelli di consuo persi nel biennio recessivo 2008-2009». Ma, stimando l’intero anno e quindi tenendo conto cosa succederà anche nel secondo semestre, «è bene indicare subito che questo tentativo molto verosimilmente non sarà coronato da successo ». L’ufficio studi di Confcommercio pone l’accento sul divario crescente tra Mezzogiorno e resto del Paese. Nota che «la dinamica recessiva dei consumi, che già aveva assunto toni abbastanza marcati nel 2008, si è accentuata comportando situazioni di profondo disagio » specialmente in Sicilia e in Campania, mentre nella macroregione del Nordest almeno «sono stati recuperati i livelli del 2007».Ma non c’è da illudersi: «I tassi di crescita dei consumi regionali, anche nei territori più dinamici, sono troppo ridotti per non prospettare un peggioramento delle aspettative delle famiglie italiane».

Di tutto questo non è sorpreso Massimo Zanon, presidente regionale di Confcommercio. «Sono ormai anni che denunciamo la stagnazione dei consumi anche in Veneto. Da un lato c’è una popolazione che aumenta solo grazie alla presenza di immigrati, che tendono a risparmiare risorse rimettendole nei loro Paesi d’origine; dall’altro c’è la perdita di migliaia di posti di lavoro. Sono stipendi che vengono a mancare, soldi che non sono più nella disponibilità delle famiglie per i loro consumi. Perfino il turismo, che le statistiche definiscono come un settore in tenuta nella nostra regione, deve fare i conti con una riduzione di fatturati e di valore aggiunto. Il che si traduce in un minor ricorso, per esempio, ai lavoratori stagionali. Altre retribuzioni che vengono meno per almeno quattro mesi dell’anno ». Qualcosa si salva, «tra questi i consumi legati alle nuove tecnologie» ma nel complesso «è chiaro che viviamo un fortissimo cambiamento e una forte difficoltà» che si riflettono nella propensione a spendere. E proprio nel giorno in cui il governo discute delle modifiche alla manovra, «ora sta alla politica capire che non è più il tempo dei rattoppi».

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