Piano Casa, “il Comune ha le mani legate. Ma l’edilizia a Termoli va rilanciata”

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L’assessore all’Urbanistica Ennio De Felice accusa l’opposizione di non essere in grado di leggere gli articoli di legge: “Pur volendo, non potevamo fare nulla perché con la nuova legge della Regione, che recepisce una norma dello Stato, le Amministrazioni non possono mettere lingua. I sessanta giorni non esistono”. L’assessore inoltre blinda la possibilità di cemento selvaggio: “le norme antisismiche che devono essere applicate con rigore impediscono le giungle urbane. Marinelle? Là per costruire serve un piano esecutivo, perché è area degradata”.
Pur volendo intervenire con limitazioni e vincoli nella nuova legge del Piano Casa varata da Iorio il 16 settembre 2011, il Comune di Termoli non lo avrebbe potuto fare. La minoranza di centrosinistra non ha saputo legge gli articoli e i commi, altrimenti avrebbe evitato una brutta figura: lo dice Ennio De Felice, assessore all’Urbanistica a Termoli, che in conferenza stampa in Municipio respinge le accuse di inerzia e complicità lanciate dai consiglieri capeggiati da Filippo Monaco, il quale ha anticipato di voler impugnare le integrazioni al Piano Casa che «stravolgono Termoli e aprono alle speculazioni edilizie».

Per De Felice nulla di tutto questo, anche se ammette che rispetto alle restrizioni iniziali, messe nero su bianco nel regolamento comunale «adesso tutte le aree della città ad eccezione del centro storico sono interessate dai possibili ampliamenti e cambi di destinazione d’uso».
Il dato politico è che i Comuni non possono escludere l’applicabilità delle norme regionali: «E’ scritto nell’articolo 11 della legge, e quindi la nostra amministrazione non può fare altro che fare osservare una legge dello Stato che il governatore Iorio ha preso e recepito in toto. Inutile perciò buttare fango su di noi, creando disturbi a chi da questa legge trarrà beneficio e non sto parlando tanto dei palazzinari, come sono stati definiti, ma di tutta la categoria che ha disperatamente bisogno di lavorare. Una possibilità che a Termoli esiste essendo uno dei pochi Comuni italiani in cui le domande per il Piano Casa sono numerose, e aggiungo io, fortunatamente».
Nessun dubbio, per l’esponente del Pdl, che il rilancio dell’urbanistica in riva al mare sia un fatto oltremodo positivo, perché, come ha ribadito più volte, «se non funziona l’edilizia, non funziona niente». E pur restando una punta di delusione nell’essere stati privati per due anni (il tempo di applicazione del Piano casa) della competenza di intervento su demolizioni, ingrandimenti e cambi di destinazione abitativa, «la parte che ci danneggia viene compensata da quella che ci gratifica».

Sotto il profilo tecnico, la legge apre a interventi anche in quelle zone che il precedente regolamento comunale “salvava” dalla cementificazione, come il lungomare nord e quello di Rio Vivo. Ma l’assessore frena sull’ipotesi speculazioni: «Il rispetto della normativa antisismica impedisce gran parte delle sopraelevazioni, e per quanto riguarda gli ampliamenti in adiacenza sono già limitati dalla norma per un inevitabile discorso di proprietà del lotto». Sulla zona a sud di Termoli, la contrada Marinelle, succede che se oggi qualcuno vuole intraprendere un progetto edificatorio è obbligato a presentare un piano esecutivo che deve essere approvato in Consiglio: «Falso che lì si possa fare tutto, e comunque al momento non ci sono richieste».

Tradotto nella pratica, significa che il Comune di Termoli almeno da qui al 2013 non potrà intervenire nemmeno sulle richieste per variare la destinazione d’uso, anche se, precisa De Felice, la legge riguarda solo l’edificato e non quello che sarà costruito in seguito. Teoricamente sarebbe possibile che Termoli venga privata con un colpo solo dei suoi hotel e alberghi, o almeno di quelli sopravvissuti alla già massiccia trasformazione in residence. Una ipotesi contro la quale si scaglia anche l’ex sindaco Remo Di Giandomenico, parlando di una legge «che è diventata ‘una immorale e gratuita sanatoria’ per i cambi di destinazione da ricettiva e di ristoro a residenze, che non solo non ha portato benefici in termini di lavoro per l’auspicata ripresa del settore edilizio, ma ha anche causato la perdita di posti di lavoro nel settore turistico e non solo, fungendo altresì da stimolo per ulteriori abusi».
Sempre l’esponente dei Popolari Liberali accende i riflettori su un punto scottante della applicabilità del Piano Casa, ovvero il divieto di edificare abitazioni di edilizia sociale nelle zone agricole. «Grazie all’operato di questa amministrazione dopo due anni e nove mesi ci si accorge che quelle misure urgenti per rilanciare l’economia e per rispondere ai bisogni abitativi delle famiglie non sono applicabili a Termoli dopo aver provocato alle imprese e alle cooperative perdita di tempo e di risorse economiche». Nel mirino gli aspetti legati all’indice fondiario e all’indice di cubatura, sui quali De Felice parla di «diverse interpretazioni» e ammette una carenza di chiarezza.
Intanto, proprio ieri mattina, una pattuglia della Polizia Municipale ha fatto visita all’ex Garim, dopo la richiesta di un sopralluogo da parte del consigliere Filippo Monaco, per «sospetti abusi». De Felice smorza i toni e anticipa: «Sul 90 per cento di accertato è tutto in regola, il Garim nulla c’entra peraltro con il Piano Casa, non ha fatto nessun cambio di destinazione d’uso ma è la riqualificazione di un vecchio progetto che migliorerà l’aspetto e la qualità turistica di Termoli». L’hotel previsto dalla società Elite Immobiliare accanto ai due corpi sottoposti in questo momento alla ristrutturazione? «Si farà senza dubbio, è stata già presentata una bozza del progetto». La stessa proprietà che fa capo all’imprenditore Dante Di Dario è in trattativa per l’acquisto dell’Hotel Modena, per il quale si prospetta una conversione, sempre in residence. A meno che non diventi anche quello, come l’ex Rosary, un condominio di lusso. Ipotesi che l’integrazione al Piano Casa rende fattibile.

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