«Il Catullo ai privati? Sì, ma attenti a non svendere tutto»

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Pioggia di reazioni dopo l\’incontro in Fondazione Cariverona con Vito Gamberale di F2i, sindaco e Arena. Dal Moro e Valdegamberi: «C\’è il rischio di ripetere gli errori di Serenissima, dove gli enti pubblici non contano più nulla»
Enti pubblici esautorati da ogni ruolo di peso perché ormai senza più denari; la finanza che decide in base a proprie logiche e gli investitori privati che si portano a casa gli (eventuali) utili. È questo lo scenario preoccupato che si registra da varie parti del mondo politico cittadino: che per l'aeroporto Catullo si annuncia una fine uguale a quella della società autostradale Serenissima dove Comuni e Province sono finiti in netta minoranza e comandano le banche.
Queste le prime reazioni alla notizia data ieri da L'Arena di un incontro riservato nella sede di Fondazione Cariverona tra il presidente Paolo Biasi, il presidente del Catullo Paolo Arena, il sindaco Flavio Tosi e l'ingegner Vito Gamberale amministratore delegato del Fondo F2i che sta comprando quote di società aeroportuali in tutta Italia. «L'iniziativa di "esplorazione" delle proposte di privati risulta alquanto anomala», afferma il deputato del Pd Gianni Dal Moro, «non tanto per la legittimità dell'incontro, ma perché in prossimità di un possibile aumento di capitale o bando di interesse o altro per trovare possibili partner industriali, alcuni soci (tra l'altro assolutamente minoritari) decidono di incontrare in via riservata un possibile soggetto privato interessato ad entrare nella compagine sociale dell'aeroporto? Chiedo: la Camera di Commercio, le Provincie di Verona e Trento principali soci dell'aeroporto erano informati di questo incontro? E se sì, perché non hanno ritenuto di partecipare all'incontro?».
UN BANDO PER TUTTI. Che di fronte «alle criticità ormai strutturali della finanza pubblica locale, l'ingresso di nuovi soci privati» sia divenuto una necessità è fuori discussione, dice Dal Moro, «a condizione però che le partecipazioni non si limitino a mere operazioni finanziarie, ma si configurino come iniziative industriali di rilevanza nazionale o, meglio ancora, internazionale». Il metodo è sostanza. «La mia proposta è di selezionare il partner attraverso un bando di interesse pubblico internazionale, perchè credo che sia nell'interesse di tutta la città conoscere i possibili privati interessati ad entrare nel capitale privato dell'aeroporto e i loro progetti. Il tutto alla luce del sole e nelle sedi istituzionali». Il problema è che i tempi sono stretti e «per l'aeroporto molto tempo si è perso inutilmente: di concreto però non c'è ancora nulla e nel frattempo la gestione aeroportuale rischia il tracollo. Il termine imposto dal Governo Governo al 31 dicembre 2012 si avvicina velocemente, se prima dell'estate nulla sarà deciso prevedo una lenta agonia. Il rischio è di vedere l'aeroporto fare la fine della società autostradale: pubblico esautorato, finanza che decide sulla testa dei cittadini, privati che svuotano le casse».
GESTIONI SBAGLIATE. Il parallelo tra Catullo e Serenissima viene avanzato anche dal consigliere dell'udc Stefano Valdegamberi: «Due delle principali società pubbliche del sistema Verona, la Serenissima spa e l'aeroporto Catullo, un tempo motori dello sviluppo e degli investimenti per la città, oggi, grazie a ripetute gestioni clientelari padane, da “risorse" sono divenuti “problemi da risolvere". Un tempo generavano utili da distribuire sul territorio, oggi invece producono perdite, chiedendo continuamente di essere finanziate dalle casse pubbliche. Ma la domanda che i cittadini si pongono: le responsabilità di chi sono? E perché nessuno dei tanti nominati dalla politica nei ben remunerati consigli di amministrazione, è chiamato a rispondere dei risultati non ottenuti, bruciando immense risorse pubbliche? E Tosi che dice?».
MENO SALOTTI, PIÙ TRASPARENZA. Forte preoccupazione per il futuro dell'aeroporto che ha 5 mila dipendenti e genera un indotto notevole, arriva dal candidato sindaco del centrosinistra, Michele Bertucco: «Il tempo passa, l'assemblea dei soci si avvicina, la situazione di bilancio rimane molto preoccupante e con Brescia la situazione è in stallo. A fronte di questa preoccupante situazione per il nostro aeroporto non sono sufficienti gli incontri nei salotti buoni della città alla ricerca di chi risollevi i conti. La rotta è ancora sconosciuta. Io credo che per il Catullo occorra un socio industriale che guardi al Nord, quindi all'Europa, da selezionare mediante un bando europeo che assicuri trasparenza e grande qualità progettuale». «Non ripetiamo», conclude, «l'errore della Fiera, dove il Comune è sceso di peso nella compagine societaria senza alcuna progettualità, e dunque senza risolvere nessuno dei problemi».
CASTELLETTI: NON SVENDERE A PRIVATI. «Apprendo con piacere dell'incontro di Vito Gamberale con il presidente della Fondazione Cariverona Paolo Biasi, il presidente dell'aeroporto Paolo Arena e il sindaco Flavio Tosi per decidere, pare, una strategia di salvataggio sull'aeroporto Catullo», dice Luigi Castelletti, candidato sindaco di Pdl, Fli, Udc e Nuovo Psi e civiche. «La situazione della società Catullo sappiamo che è grave: al 31.12.2010 la società ha registrato debiti netti per 80 milioni e mezzo di euro con un incremento, rispetto al 2007, di 23 milioni e mezzo di euro. Per lo stesso periodo 2011 le perdite sono state di 21 milioni. A questo punto serve un piano industriale serio, che aspettiamo ancora di conoscere da parte della dirigenza. Ben vengano i partner privati, ma voglio dire però di stare attenti a non svendere questo piccolo gioiello, oggi un po' ossidato, che ha sicuramente bisogno di interventi urgenti, ma che rappresenta anche da sempre un motore importantissimo per l'economia dell'area del Garda».
LA PROVINCIA DOV'ERA? E visto che la Provincia è uno dei soci forti del Catullo, in Consiglio nascono molte domande: «Il tema dell'aeroporto Catullo (e le relative criticità) è sempre stato sottaciuto e minimizzato», dice Sonia Milan dell'Italia dei Valori. «La gestione Bortolazzi/Soppani ha portato il sistema aeroportuale Catullo ad essere l'unico in Italia ad essere costantemente in perdita e ad avere il margine operativo in negativo, nonostante ci rassicurassero sulla situazione assolutamente positiva, sui grandi risultati futuri e sugli accordi conclusi con le compagnie low cost che stiamo pagando a caro prezzo». «Nel febbraio 2011 la situazione appariva già estremamente critica», ricorda Milan «e con un'interrogazione al Presidente Miozzi, chiesi conto delle decisioni che a breve sarebbero state prese. Oggi tutti plaudono all'ingresso di soci privati che possano risollevare le sorti del Catullo: ma quando abbiamo lanciato l'allarme perché non siamo stati ascoltati? Quando abbiamo votato le prime tranche dell'aumento di bilancio per salvare il salvabile, perché nessuno ha tenuto conto di tutte le nostre rimostranze e perplessità?»

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