Il primo partito italiano

867

Bene ci siamo. Le elezioni politiche per il rinnovo dei due rami del Parlamento italiano (Camera dei deputati e Senato della Repubblica) si terranno domenica 24 e lunedì 25 febbraio 2013. Le consultazioni elettorali sono regolamentate in base alla vigente legge elettorale del 2005 più comunemente nota come “Porcellum”. Gli italiani aventi diritto di voto saranno circa 51 milioni, tra cui 24,6 milioni di uomini e 26,4 milioni di donne. Tre coalizioni: Centro Sinistra, Centro e Centro Destra e altri tre movimenti che corrono “soli” Rivoluzione Civile, Fare per Fermare il Declino e MoVimento 5 Stelle, quindi 6 candidati premier. A seguire un nutrito numero di partiti e movimenti che si muovono dall’estrema desta all’estrema sinistra passando per riformisti, radicali e movimenti politici d’ispirazione internazionalista come il Partito Pirata.
Tante posizioni messe a confronto sui temi che coinvolgono la vita dei cittadini. Ognuno di loro getta una luce diversa sulle questioni e questo, a nostro avviso, non può che far bene a qualsiasi democrazia.
Ma a sondaggi ormai chiusi, quali saranno gli scenari che usciranno dalle urne che decreteranno la nascita della XVII legislatura?
Pronostico difficile, ma ancora una volta l’unico dato certo è quello più preoccupante: il primo partito italiano è quello degli astensionisti!
Italiani frustrati, disillusi, arrabbiati. Cittadini rapiti dal vento dell'antipolitica e frastornati dagli scandali che hanno colpito i partiti, persone che vivono con disincanto il presente e guardano con incertezza al futuro. Un esercito di persone che hanno il diritto al voto, ma che spesso hanno un rapporto con la politica emblematico, associandolo alla corruzione, all’incompetenza e alla raccomandazione. La cosa triste è che quanto sopra espresso non è, a onor del vero, del tutto falso, ma allo stesso tempo, del tutto vero.
Far diventare il principale rappresentate di una nazione come l’Italia il partito delle astensioni, è un pessimo esempio per le generazioni future ed è uno schiaffo terribile a quelle passate. Il diritto di voto non è stato acquisito in maniera naturale e pacifica, tutt’altro! Allontanarsi dallo strumento elettorale non è la strada giusta che si deve percorrere in un Paese democratico se si vuole esprimere la propria opinione in maniera libera. Il pessimismo non si scaccia con la mancata partecipazione. Il non votare è sempre la peggior sconfitta. Buona scelta a tutti.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here