Fine anno è tempo di bilanci. Anche di quelli che non si vorrebbero mai fare. Ma forse è il caso di guardare ai numeri, freddi ma oggettivi, per capire realmente il quadro dell’odierna situazione. L\’Italia cresce, ha ingranato la ripresa, ma non riesce a recuperare le perdite della crisi e a mettersi a pari dei big Ue su industria e lavoro. Il tasso di giovani che hanno un’occupazione è risalito solo di 0,9 punti rispetto al periodo peggiore della recessione, contro il +2,7% della Germania, il +4,2% della Gran Bretagna e il +1,9% della Spagna. La produzione industriale è ancora di oltre il 31% inferiore rispetto ai massimi pre crisi. Il Bel Paese è sofferente anche nel settore delle costruzioni. A fronte, quindi, di un generale e lieve miglioramento dell’economia rilevato in Italia, crescono le vittime tra pensionati, dipendenti e disoccupati nel triste fenomeno dei suicidi per crisi economica. Purtroppo non tutti hanno la forza e il sostegno psicologico ed economico di amici e parenti per affrontare un momento drammatico come può essere la perdita del lavoro, la chiusura della propria azienda o il veder persi i risparmi di una vita. A dire il vero sembra anche sempre più difficile per il nucleo familiare fungere da ammortizzatore sociale rispetto a problemi economici che in questa società significano sconfitta e spogliano l’individuo di ogni dignità dopo un’intera vita passata a lavorare. La crisi, infatti, non guarda in faccia a nessuno: imprenditori, artigiani, commercianti. Liberi professionisti, padri e madri di famiglia. Giovani precari o disoccupati. E quando l’angoscia e lo sconforto si fanno sentire, qualcuno cede alla tentazione di spegnere idealmente quell’interruttore per non soffrire più. I dati indicano che sono state oltre 4.000 le persone che nel 2015 si sono tolte la vita per motivi legati alla crisi economica. Tante? Poche? Anche una sola sarebbe comunque troppo. È questo il triste epilogo dell'Italia che non resiste. Il tutto nel silenzio assoluto. Un editoriale amaro questo, ma doveroso in questo inizio di 2016, dove sarà d’uopo essere ottimisti, ma senza mettere la testa sotto la sabbia.
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