Confitarma, contro i pirati e i loro assalti

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“Ogni anno – afferma Nicola Coccia, presidente di Confitarma – al largo del Corno d\’Africa passano piu\’ di 22 mila navi, delle quali circa 2 mila sono controllate da interessi italiani e ben 600 battono la nostra bandiera. Tutte sono quotidianamente esposte al rischio di essere attaccate dei pirati con conseguente sequestro dell’equipaggio e del carico. Sin dal luglio 2005, a seguito degli attacchi alle navi italiane Jolly Marrone e Cielo di Milano, Confitarma ha chiesto e ottenuto la presenza della Marina Militare Italiana in zona e l’armamento ha alzato il livello di attenzione intorno al problema, attuando una serie di misure, alcune direttamente operative, altre più strettamente organizzative. Sono numerosi i casi in cui i comandanti e gli equipaggi delle navi italiane hanno saputo fronteggiare, in assenza delle unità militari, gli attacchi di pirateria applicando strategie evasive e utilizzando deterrenti quali impianti antincendio, dissuasori sonori e dispositivi anti-abbordaggio”.
Quali sono i rischi maggiori per i traffici marittimi del Mediterraneo?
“Il rischio maggiore è la marginalizzazione dell’area mediterranea rispetto alle grandi rotte pendulum che collegano l’oriente e l’occidente. Ricordo che secondo le previsioni dell’anno scorso il generale incremento dei traffici marittimi avrebbe dovuto contribuire a ridurre il gap che da sempre separa i sistemi portuali del Mediterraneo da quelli del nord Europa in termini di movimentazione di container. Tali previsioni oggi vanno riviste; il rischio pirateria nel Golfo di Aden ha già determinato l’innalzamento dei premi assicurativi di oltre 10 volte per le navi costrette a passare nell’area. Senza contare i costi legati agli equipaggi sempre meno inclini ad imbarcarsi su navi che operano tali rotte.
L’ipotesi presa in considerazione da alcuni armatori di compiere il periplo dell’Africa comporterebbe un aumento delle rotte di 2.700 miglia nautiche con conseguenti aumenti dei costi del carburante e ritardi nella consegna delle merci. Per quale motivo le navi una volta all’altezza di Gibilterra dovrebbero entrare nel Mediterraneo invece che recarsi direttamente nei porti del nord Europa che generalmente assicurano tempi di carico e scarico più veloci grazie a un sistema logistico all’avanguardia. È necessario valutare attentamente tali ipotesi in quanto rischiamo seriamente un forte ridimensionamento delle potenzialità del nostro Mediterraneo”.
Che tipo di soluzione viene ricercata per combattere la situazione?
“Prima di tutto occorre che la comunità internazionale risolva la situazione politica in Somalia ormai da troppo tempo senza un governo in grado di assicurare ai suoi cittadini il rispetto dei fondamentali diritti umani. Qui nasce il problema della pirateria in Somalia e qui deve essere risolto. Ma ciò richiederà tempi lunghi.
Nel frattempo, l’armamento chiede che sia ulteriormente rafforzata l’azione delle forze navali militari a protezione della sicurezza dei traffici in quest’area.
Come è noto, nel dicembre 2008 l’Unione Europea ha costituito una forza navale per la missione Eu-Navfor Atalanta, alla quale hanno aderito una decina di Stati membri inviando le loro unità navali militari, in coordinamento con la NATO, in difesa delle navi europee nelle acque al largo della Somalia. L’Italia ha aderito alla missione europea con la fregata Maestrale che è già intervenuta brillantemente in alcune operazioni. E in precedenza aveva partecipato alla missione NAT0 con la nave Durand de la Penne.
Inoltre, nel Golfo di Aden sono presenti anche le marine di Russia, Cina, India, Iran, Giappone e Corea del Sud.
Dato che le attuali 20 navi militari impegnate contro la pirateria nell’area del Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano devono monitorare un’area molto estesa pari a più di 1 milione di miglia nautiche quadrate, occorre maggiore presenza dei mezzi operativi sia navali che aerei nelle aree sensibili e un miglior coordinamento tra le forze militari e le unità mercantili per assicurare interventi immediati per contrastare in mare gli atti di pirateria”.

Confitarma, against pirates and their attacks
“Every year” – states Nicola Coccia, chairman of Confitarma – “More than 22 thousand ships pass the Horn of Africa, of which 2 thousand are controlled by Italian interests, with a total of 600 flying our flag. All are exposed to the risk of pirate attack, with consequent seizure of crew and cargo, on a daily basis. Since July 2005, following attacks of Italian ships Jolly Marrone and Cielo di Milano, Confitarma has requested and obtained the presence of the Italian Marine Forces in the area and the strengthening has raised awareness levels of this problem. A series of measures have been implemented, some directly operative, whilst others are more strictly organisational”. What are the greatest risks for sea traffic in the Mediterranean? “The greatest risk is the marginalisation of the Mediterranean area as compared with the large pendulum routes that connect east and west. I remember that according to last year’s forecasts, the general increase of sea traffic was to help reduce the gap that has always divided the port systems of the Mediterranean from those of northern Europe in terms of container movement. These forecasts today need reviewing. The pirate risk in the Gulf of Aden has already caused insurance premiums to rise more than tenfold for ships forced to pass through the area. Not to mention the costs linked to crews who are increasingly unwilling to work on board ships running these routes”. What type of solution should we be looking for to improve the situation? “First of all, we need the international community to resolve the political situation in Somalia. Somalia has now been far too long without a government able to guarantee its citizens respect of basic human rights. This is where Somalia’s piracy problem beings, and this is where it must be solved. But this will take a long time. In the meantime, we are asking that the naval military forces’ action is strengthened, to promote the safety of traffic in this area”.

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