Il meglio del piccolo…è bello

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Il prof. Paolo Preti indica le PMI italiane come modello originale di sviluppo da difendere e migliorare, perché il futuro si costruisce dalla propria differenza "Italiani: anche in economia, siamo diversi dagli altri, la storia ci ha fatto così". Non può essere che accattivante l'avvio di una prefazione a firma del prof. Enzo Rullani per il nuovo libro di Paolo Preti "Il meglio del piccolo – L'Italia delle PMI: un modello originale di sviluppo per il Paese".
Docente di Organizzazione delle PMI all'Università Bocconi di Milano e professore associato di Organizzazione aziendale all'Università della Valle d'Aosta, Preti ha una profonda conoscenza delle piccole e medie imprese italiane e, quasi voce fuori dal coro, in questo periodo difficile per l'economia del nostro Paese, esalta le quattro caratteristiche del sistema imprenditoriale italiano e cioè la dimensione, la vocazione imprenditoriale, la conduzione familiare e la prevalenza del manifatturiero. In pratica ciò che da molti altri viene considerato "debolezza", per Preti è da difendere e soprattutto da migliorare, "perché – afferma – al di là di tutto si può anche sorvolare sulle critiche che provengono dall'estero, ma su quelle italiane proprio no!".
Professore lei sostiene che il valore che le PMI hanno avuto nello sviluppo del Paese è sempre stato sottovalutato, eppure come modello, soprattutto quello marchigiano, è stato studiato perfino dagli americani…
"L'uomo solo al comando, che blocca la crescita dell'azienda, in un manifatturiero retrogrado…questo è il quadro di quello che chiamano "nanismo industriale". Eppure, dati e statistiche alla mano, abbiamo chiuso il 2010 al secondo posto in Europa dopo la Germania per l'export. E sono i dati che contano: tutto il resto, solo chiacchiere! Certo non possiamo competere con gli Stati Uniti, ma questo non lo possiamo fare nemmeno come vastità di territorio o popolazione. Però un oro vinto in una gara di velocità ha lo stesso valore di un oro vinto nella maratona e non è possibile che chi ha vinto la maratona si presenta dopo 4 anni alle Olimpiadi per un'altra disciplina! Trasferendo questo esempio in economia, come fare per passare alle grandi dimensioni industriali che possano competere con i colossi americani? Servirebbe un altro mondo, servirebbe di ricominciare da zero. Quindi tanto vale potenziare ciò che abbiamo".
Allora piccolo è di nuovo bello?
"Diciamo che piccolo ha un'alternativa che è il meglio. Il meglio è bello. Nella piccola impresa non necessariamente è tutto bello, ma è tutto migliorabile!". E gli americani che ci hanno studiato? "Ovvio che a meno che non venissero per turismo, sono venuti per studiare quello che è il nostro modello di piccole e medie imprese, non certo per le grandi che non ce ne sono quasi più. Dobbiamo essere coscienti che quello che abbiamo da dare al mondo e per cui siamo riconosciuti è rappresentato dalle PMI e dai loro prodotti: sarebbe grave che proprio noi li buttassimo via! La produzione, però, deve tendere alla totale qualità, perché non si compete sul costo, ma sulla qualità. Il nostro futuro è nella qualità del prodotto, dell'innovazione e del servizio. E il mondo è disposto a spendere per l'italian way of life".
Come è stato accolto il suo libro?

"In questi primi due mesi devo riconoscere che ha avuto una buona attenzione, addirittura superiore del mio prece¬dente libro uscito prima della crisi, che forse ha aumentato la sensibilità da questo punto di vista dei diretti interessati. Forse qualcuno era alla ricerca di una ricetta. Chi parla di grandi imprese, oggi ha fatto risvegliare chi invece si identifica nelle PMI e proprio tra questi imprenditori il libro "Il meglio del piccolo" ha avuto un discreto riscontro".
E tra gli economisti?
"Si deve distinguere tra economisti politici e quelli aziendali. Quelli politici vivono di macroeconomia e spesso non hanno mai visto un'azienda da vicino e tendono sempre alle grandi imprese come riferimento. Gli economisti aziendali sono, invece, più aperti alla posizione delle PMI. Se poi parliamo di mondo accademico, allora devo dirle che è difficile trovare qualcuno a favore. E' un molto teorico e poco vicino alla realtà, quindi riconosce una sola via di sviluppo, quella delle grandi imprese. C'è solo questo modo e allora quello americano diventa il modello migliore, perché ha dato risultati. Io credo, invece, che di modelli di sviluppo ne esistano tanti e noi con il nostro ci troviamo al decimo posto nel mondo. Un mercato mondiale, magari di nicchia, è pur sempre un mercato mondiale per le nostre imprese di qualità!".
Come si esce da questa crisi?
"Non è ancora finita, ma si vedono segnali di miglioramen-to.In questo libro ho riproposto il decalogo dell'impresa forte, perché oggi è ancora più valido. Suggerisce di porsi l'obiettivo di massimizzare il risultato economico nel mediolungo periodo; cercare il confronto con chi è più avanti; fare meglio ciò che si è sempre fatto, rendendolo visibile; saper fare innovazione anche in settori maturi; passare a una strategia tesa a realizzare qualità e servizio; progettare i confini aziendali in maniera flessibile; trattare la dimensione aziendale come una variabile gestionale; fare la differenza anche attraverso l'organizzazione aziendale e la gestione del capitale umano; avere alla guida un imprenditore forte; rimanere radicati nel territorio di appartenenza.

Il meglio del piccolo… is right
"Italian also in the economy field, we are different by the others'. These are the opening words of the preface wrote by prof. Enzo Rullani for the new book of Paolo Preti "Il meglio del piccolo – L'Italia delle PMI: un modello originale di sviluppo per il Paese'. Teacher of SME Organization at Valle d'Aosta University, Preti knows very well the Italian small medium enterprises, he exalts the features of our entrepreneurial system: size, entrepreneurial talent, the family business and the predominance of the manufacturing sector.
You affirms that the SME value in the our country has always been underestimated, but the Marche model has been studied by Americans…
"The data show that the year 2010 has been very positive for our export. We must be aware of the importance of ours small enterprises for the foreign countries, the production must bet on quality and innovation this is the future'.
How can we exit from this crisis?
"The enterprises must have the aim to maximize the economic result in a medium-long time; to do always the best possible about production company organization and the management of human resources, to use strategies in order to realize quality and service, to create innovation also in the developed sectors and to remain deep seated in the belongings territories'.

www.unibocconi.it

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