L’Emilia-Romagna è prima in Italia per capacità di utilizzo dei fondi europei Por Fesr e Por Fse. Lo certifica il Rapporto annuale del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica, pubblicato dal Mise (ministero dello Sviluppo economico), che pone l’Emilia-Romagna in testa alla classifica delle Regioni italiane, comprese le Regioni a Statuto speciale e le due Province autonome di Trento e Bolzano. Per il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), i numeri parlano di quasi 170 milioni di euro di spesa certificata al 28 febbraio, su un totale di 347 milioni di risorse a disposizione per la programmazione 2007-2013. In termini percentuali, l’Emilia-Romagna ha certificato il 48,9% degli impegni di spesa, superando così di 0,5 punti la virtuosa Provincia autonoma di Trento e staccando nettamente le Marche, seconda tra le Regioni a Statuto ordinario, che si ferma al 43,6%. «Molte delle questioni che pone l’Europa – sottolinea Gian Carlo Muzzarelli, assessore regionale alle Attività produttive – fanno già parte integrante delle nostre politiche: dalla strategia Europa 20-20, scritta nel Piano energetico, all’impegno su ricerca, innovazione, cluster tecnologici, recepito dal nuovo Programma attività produttive. E, nonostante la capacità di utilizzo delle risorse comunitarie certificata dal Mise – fondata sull’integrazione delle politiche regionali e sull’efficienza della macchina amministrativa – resta anche in Emilia-Romagna l’urgenza di trovare soluzioni convincenti e di breve periodo a quelle che sono le priorità delle priorità, cioè il lavoro e la finanza per l’impresa». Con l’obiettivo – dopo un 2012 segnato dalla recessione e dalle conseguenze devastanti del sisma – di agganciare la ripresa già nel 2013, proprio partendo dall’impatto concreto dei fondi strutturali sullo sviluppo e la crescita della comunità regionale: «Continuiamo a credere nella centralità delle politiche strutturali dell’Unione europea – ricorda Patrizio Bianchi, assessore regionale alla Formazione e Lavoro – sia per permettere al maggior numero possibile di persone di partecipare ai processi decisionali, sia per garantire un reale miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini». Quadro analogo per il Fondo sociale europeo (Fse), che vede l’Emilia-Romagna prima, con il 59,4% della spesa certificata sul totale: in termini assoluti, oltre 479 milioni di euro su 806,5. Sul secondo gradino del podio, anche in questo caso, la Provincia autonoma di Trento – con il 59,2% della spesa certificata – mentre tra le Regioni a Statuto ordinario l’Emilia-Romagna si deve misurare con il 51,6% della Lombardia. Questo per l’Emilia-Romagna – che già nelle precedenti rilevazioni figurava nelle prime posizioni, a livello nazionale, per capacità di utilizzo dei fondi Ue – è un ulteriore biglietto da visita per Roma e Bruxelles, che in questi mesi si stanno confrontando sulla nuova programmazione dei fondi Fesr ed Fse relativa al periodo 2014-2020. Proprio a Bologna si è tenuto infatti, il 15 maggio scorso, il primo incontro pubblico di ascolto e confronto sulla nuova programmazione, con l’Emilia-Romagna pronta a giocare un ruolo ancora più attivo nella definizione delle priorità d’intervento e dei meccanismi di gestione, a partire dalle nuove regole comunitarie che impongono concentrazione delle risorse su un numero limitato di priorità e stringenti meccanismi di valutazione dell’impatto reale delle misure su occupazione e crescita.
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