Artigianato, il 2018 si chiude con 515 micro imprese in meno

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L’edilizia spinge in basso con 256 aziende perse, metà delle quali nell’Aquilano. Tra le province male Chieti

Cinquecentoquindici micro imprese in meno, metà delle quali nel comparto dell’edilizia. Si chiude così, con l’ennesimo bilancio negativo, l’andamento 2018 dell’artigianato abruzzese, il malato cronico dell’economia regionale cui il sistema politico riserva solitamente attenzioni in occasione delle campagne elettorali. Secondo l’analisi condotta per la Cna Abruzzo da Aldo Ronci  su dati di Movimprese «nel 2018 le iscrizioni ammontavano a 1.604, le cessazioni a 2.119, con una differenza negativa, come detto, di 515 unità; in percentuale la differenza è stata pari a -1.67% contro il -1,01% italiano».

Tra le province abruzzesi, il vento che soffia contrario al mondo della micro impreso spira fortissimo a Chieti, L’Aquila e Teramo (con cali, rispettivamente, di 146, 141 e 132 unità), in modo un po’ più tenue a Pescara, dove il saldo negativo – se mai può consolare – si attesta a quota 96. Una serie di decrementi che in valore percentuale collocano i territori abruzzesi ben oltre, in peggio s’intende, la media nazionale (-1,01%).

Detto delle province, il quadro si chiarisce ancor meglio guardando i diversi settori economici. A spingere verso il basso la micro impresa e l’artigianato è soprattutto il comparto delle costruzioni: il bilancio è di 256 unità in meno (ma ben 104 sono localizzate nella provincia del più grande cantiere d’Europa, ovvero l’Aquilano), contro le 97 del manifatturiero, le 58 della ristorazione, le 56 dei trasporti, le 16 dell’autoriparazione. Con i soli servizi alla persona (+33), pulizie e giardinaggio (+11) in condizione di esibire qualche saldo attivo.

Eppure, artigianato e micro impresa restano in Abruzzo il più vasto giacimento di occupati: «Perché rappresentano – dice Ronci – il 96% del totale e impiegano il 56% degli occupati, mentre in Italia rappresentano il 95% e impiegano solo il 45% degli occupati».

«La legge di Bilancio 2019 – commenta in casa CNA – ha stabilito che fino al 31 dicembre prossimo il nuovo tetto per gli appalti ad affidamento diretto da parte dei sindaci, passi da 40 a 150 mila euro: in pratica i Comuni decideranno direttamente su contratti fino a questo tetto, senza dovere motivare la scelta e senza competizione tra aziende. Con la misura si prevede di sbloccare lavori per 6-7 miliardi. Si tratta di una misura che potrebbe favorire la micro impresa, anche se ovviamente occorrerà controllare la trasparenza di affidamenti e procedure». Quanto all’Abruzzo che si avvia al voto, abbiamo sottoposto all’attenzione dei candidati in campo un pacchetto di misure e provvedimenti, dal credito alla trasmissione d’impresa, dagli aiuti per l’internazionalizzazione allo sviluppo della digitalizzazione, che a nostro dire possono aiutare questo artigianato abruzzese così sofferente a riprendere fiato: resta solo da augurarsi che dalle promesse si passi ai fatti».

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